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Antonio Esposito scopre i giudici di parte: la toga anti-Berlusconi ricusa i membri del Csm "eletti dal Pdl"

Giulio Bucchi
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Ma guarda, adesso il giudice non ha piacere di essere giudicato. E non è mica l'unico paradosso, perché Antonio Esposito vive un singolare contrappasso: gli tocca utilizzare gli stessi argomenti che tante volte sono usciti dalle labbra di Silvio Berlusconi. Curioso, visto che Esposito presiede la sezione della Cassazione che ha condannato a quattro anni il Cavaliere nel processo Mediaset. Ma non c'è troppo da stupirsi, perché questa vicenda è un piccolo capolavoro di contorsionismo, per non scomodare il surrealismo. Andiamo con ordine, però. Esposito si è guadagnato le prime pagine dei giornali nell'agosto scorso grazie a un'intervista al Mattino di Napoli in cui anticipava le motivazioni della condanna a Berlusconi. Motivo per cui questo venerdì dovrebbe presentarsi di fronte al Consiglio superiore della magistratura per essere giudicato. Per lui sarebbe la seconda volta, dopo che la prima commissione del Csm ha archiviato. Ebbene, a quanto pare Esposito non gradisce affatto. Mercoledì, sul Fatto quotidiano, Marco Lillo ha rivelato che il giudice ha inviato una nota a Michele Vietti (presidente del Csm) in cui sostiene che il giudizio nei suoi confronti sarebbe viziato. In pratica, il giudice non gradisce i giudici. Nel suo scritto, Esposito spiega di aver parlato, il 6 marzo scorso, con il primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, il quale gli avrebbe detto: «Al Consiglio c'è un clima non buono... Vedo un clima ostile». Insomma, al Csm sarebbero prevenuti. Beh, c'è da dire che questa l'abbiamo già sentita, per l'esattezza da Berlusconi (il quale, dopo tutto, ha qualche ragione in più di Esposito per lamentarsi di quanto accade in aula). Adesso però arriva il bello. Perché se Silvio ce l'aveva con le toghe rosse, il giudice Esposito teme nemici di azzurro vestiti. In particolare, ricusa i consiglieri Francesco Vigorito e Annibale Marini. Motivo? Quest'ultimo, secondo lui, è stato «eletto e proposto anche come vicepresidente del Csm su indicazione del partito (Pdl) che compatto si è mosso a difesa del capo condannato». Questa è bella. Perché Marini non è stato eletto dal Pdl, ma dal Parlamento riunito in seduta comune, che lo ha indicato come componente laico del Csm. Ma ad Esposito non va bene lo stesso, Parlamento o non Parlamento, Marini proprio non lo gradisce. E qui siamo all'ennesimo paradosso. Esposito si lamenta del fatto che chi deve giudicarlo potrebbe non essere imparziale. Da che pulpito. Lui, infatti, ha condannato Berlusconi anche se c'era più di un motivo per sospettare della sua imparzialità. Nello scorso agosto, Stefano Lorenzetto ha raccontato sul Giornale di aver partecipato a una cena a cui era presente anche il giudice Esposito. Il quale si sarebbe lasciato andare a dichiarazioni decisamente poco opportune sul Cavaliere e su alcune deputate del Pdl (di cui riportava le imprese amatorie che avrebbe appreso da intercettazioni telefoniche). A quella stessa cena, il giudice - parlando con un altro commensale - avrebbe definito Silvio «un grande corruttore» e «il genio del male». Ecco, il sospetto che un pochino potesse essere prevenuto sorge. Non è finita. Perché a un'altra cena, organizzata dall'imprenditore Massimo Castiello, Esposito avrebbe di nuovo sparlato del Cavaliere. Per l'esattezza, avrebbe detto: «Berlusconi mi sta sulle palle. Se lo incrocio gli faccio un mazzo così». Chiaramente il giudice ha smentito, ma alla cena era presente un testimone d'eccezione ovvero l'attore Franco Nero. Il quale, intervistato da chi scrive, confermò che Esposito provava «ostilità» nei confronti di Berlusconi. E adesso il giudice ricusa i suoi giudici perché non imparziali. Complimenti. di Malabarba  

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