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Perna: Madia la finta addormentata del Pd Ecco chi è il viso pallido della Casta

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Ignazio Stagno
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Nonostante la sua grazia, la ministra Marianna Madia non convince. Bene o male, ha portato a casa la riforma della Pa (mancano solo i decreti di attuazione) ma ci si continua a chiedere che tipo sia e per quali meriti sia ministro. Illumina il paragone con l'altra giovinetta del governo, l'altrettanto graziosa Maria Elena Boschi che, centrato pure lei il bersaglio della riforma del Senato in prima lettura, è diventata familiare in Parlamento e nel Paese. Sorridente e partecipe, dopo il voto finale si è avvinta in abbracci con alleati e avversari, come tra commilitoni dopo la battaglia, dimostrando di essersi integrata con l'ambiente e di fare parte del panorama. E questo, malgrado sia in Parlamento da poco più di un anno. La trentatreenne Madia, invece, continua a sembrare un'estranea anche se è deputata da sei anni. Tra i viventi, è la cosa più simile a una sonnambula. Pallida e bionda pare uscita a tentoni da un quadro preraffaellita per assumere, mescolandosi con noi, un'aria distratta e disgustata. La stessa - lo avrete notato - con cui guarda i suoi colleghi che in Aula si alternano al microfono. Una settimana fa, innervosito da questa posa da madonnina infilzata, il senatore di Fi ed ex Guardasigilli, Francesco Nitto Palma, ha platealmente protestato. Parlava in Aula - molto compreso, poiché si piace - sulla riforma della Pa quando ha visto che la ministra giocherellava col tablet anziché ascoltarlo. Palma, che è un napoletano con cipiglio spagnolesco, ha allora afferrato il mazzetto di fogli che stava leggendo e lo ha strappato con un crepitio che, moltiplicato dal microfono, ha richiamato la ministra alla realtà. Marianna ha alzato il capino per gettare sull'emiciclo uno sguardo smarrito in cerca delle scaturigini del rumore finché, incrociati gli occhi furenti dell'hidalgo, gli ha fatto un sorriso spento. Insomma, quanto a comunicativa, Madia è una pena. In più ha commesso un grave errore di simpatia dando alla riforma della Pa l'impronta di una lotta tra vecchi e giovani. Ha detto: «Voglio una staffetta generazionale, così riduco, svecchio e risparmio»; «ogni anziano che prolunga l'impiego, ruba un posto a un giovane». A parte la brutalità, colpisce l'imprudenza delle affermazioni in una nazione di ultrasessantenni che si sono offesi in massa, anche quelli che con la Pa non c'entrano un piffero. Assolutamente inedita una ministra che, oltre a non rappresentarli, gli dà addosso. Manco poi a dire che l'atteggiamento antimatusa le abbia conquistato l'appoggio delle nuove leve. Quelle, al contrario, sono state le prime ad avercela con lei. La considerano infatti una raccomandata al cubo che ha trovato la pappa fatta, diventando ricca e famosa alla faccia dei coetanei che, estranei alla casta, vanno raminghi in cerca di meta. Chi di generazioni colpisce di generazioni perisce e Mariannina è oggi equamente impopolare nell'intera fascia che va dai ventenni di bollenti spiriti ai venerandi col prete all'uscio. Il ceppo dei Madia è calabrese e l'antenato illustre, bisnonno di Marianna, è Titta, celebre penalista del secolo scorso in auge fino al 1976, anno della morte. Titta fu deputato durante il Ventennio e deputato del Msi negli anni '50. Questa passione politica fu trasmessa al nipote Stefano, papà di Marianna, giornalista e attore che però passò a sinistra. Legato a Walter Veltroni, allora sindaco di Roma, fu consigliere comunale del Pds poco prima di morire a soli 49 anni nel 2004. Alle esequie, Walter vide per la prima volta Marianna, rimanendone folgorato. Ci torneremo. Siciliana è invece la stirpe materna dei Messina. Fulcro ne è stato il nonno, Normanno Messina, tra i decani del giornalismo parlamentare, scomparso da diversi anni e legato a filo doppio con la Dc. La rappresentò nel cda dell'Efim, ambita posizione di sottogoverno. Gran fumatore che si rimproverava di esserlo, aveva però uno speciale rapporto con la Madonna con la quale colloquiava ottenendone il perdono dei suoi pochi peccati. Marianna ha ereditato dal nonno una religiosità analoga. Va a messa la domenica, è contro l'aborto e l'eutanasia, a favore della famiglia tradizionale. Si è presa solo la libertà di un figlio prima del matrimonio, perché ancora in dubbio se sposarne la causa efficiente. Poi, già mamma, si decise a impalmarla nella persona di Mario Gianani, produttore tv e cinematografico, vicino a Renzi. Oggi i loro figli son due. L'ultima nascita, quella di Margherita, avvenuta quando la mamma era già ministro, è stato un tormentone nazionale prima con le foto del pancione, poi con la prima foto di puerpera e neonata. Come ho accennato, la carriera politica di Marianna è quella che ha dato sui nervi ai coetanei. Dopo brillanti studi secondari nel romano Lycée Chateaubriand, scuola francese che i patiti dell'egualitarismo considerano per figli di papà, Madia si iscrisse a Scienze Politiche. Alla vigilia della laurea, andò a una conferenza di Enrico Letta sui temi della sua tesi. Fece i complimenti all'oratore che, lusingato, la invitò a un meeting dell'Arel, la Fondazione di Beniamino Andreatta da lui ereditata. L'astuta fanciulla colse la palla al balzo e si presentò portando con sé il curriculum di cui anticipò a voce la riga mancante: «Laurea con lode tra un mese». A Letta piacque la faccia tosta della ragazza, unita alla sua faccia botticelliana, e dopo un mese le telefonò: «Se hai davvero preso la lode, c'è uno stage per te». Fu così che Marianna entrò nell'Arel, anticamera dei futuri allori. Poco dopo, aggiunse al proprio medagliere un flirt con Giulio Napolitano, figlio di Giorgio, con annesso invito a cena in Quirinale. Letta, intanto, continuava a ripetere, «Marianna è straordinaria», facendo circolare il suo nome negli ambienti che contano con effetto moltiplicatore. Gianni Minoli, inamovibile della Rai, la prese sotto la sua ala, facendola lavorare in tv. A questo è punto, siamo nel 2008, vigilia delle Politiche, si svegliò pure Veltroni, allora segretario del neonato Pd. Le telefonò e disse: «Mai dimenticato il discorso che hai fatto al funerale di tuo papà». Lei si schermì: «Neanche ricordavo di avere parlato. Sai in quei momenti …». Walter la fece deputato. Entrando in Parlamento, Marianna dichiarò: «Porto in dote la mia straordinaria esperienza». Frase che a me è sempre parsa molto chic e spiritosa. Fu invece criticatissima. Madia capì che col Pd era capitata in un posto tra i più lugubri d'Italia, entrando nell'attuale sonnambulismo. A Montecitorio, conquistò la protezione di Max D'Alema, sedendogli accanto per l'intera legislatura. Si legò al segretario, Pierluigi Bersani, che ne propiziò la rielezione nel 2013. Arrivato Renzi, si schierò con lui. Contrariamente alla sua fama, come si vede, non è una raccomandata. Si è tuffata nel mare della politica, facendo tutto da sé con astuta determinazione. Come un pesce pilota ha condotto gli squali doveva voleva lei, puntando a diventare uno di loro. E ha raggiunto la meta. Se questa sia una buona cosa, è ignoto a tutti, tranne che a Dio. di Giancarlo Perna

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