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Benigni, la sua società raddoppia gli utili

Matteo Legnani
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C'è una coppia che ha superato brillantemente la crisi. Non quella coniugale - che non è mai risultata. Quella economica, che come tutti gli italiani hanno dovuto affrontare anche due star del cinema come Roberto Benigni e Nicoletta Braschi. La coppia è azionista pariteticamente della società che produce i film e gli spettacoli del comico toscano (e talvolta anche della consorte), sfruttandone poi la commercializzazione: la Melampo cinematografica. Depositato da qualche giorno, il bilancio 2013 del gruppo ha evidenziato un sorprendente raddoppio dell'utile netto, che passa a 2,74 milioni di euro da, 1,15 milioni dell'anno precedente. L'utile per altro era già raddoppiato l'anno scorso, visto che nel 2011 ammontava a 569.358 euro (comunque in crescita rispetto ai 418.310 euro del 2010). Un successo notevole, decisamente in controtendenza rispetto all'andamento delle principali società italiane, anche nel settore dello spettacolo e dei diritti tv e cinema. Tanto è che la coppia Benigni-Braschi ha deciso di non avere bisogno di tanti soldi in tasca. Quei 2,7 milioni di euro sono stati portati a riserva utili a nuovo. E dal patrimonio della società sono stati distribuiti ai due azionisti 1,29 milioni di euro prelevati dalle riserve disponibili della società. Visto che la tassazione dei capital gain (in questo caso prima ancora dell'aumento deciso da Matteo Renzi) incide assai meno di quella sul reddito delle persone fisiche, la coppia Benigni ha potuto contare quest'anno su circa 500 mila euro netti a testa. Non male, anche per un comico di successo nel cui reddito per altro entrano compensi di vari natura legati sia a gli investimenti che alle prestazioni professionali. Come indica la nota integrativa al bilancio per altro la Melampo ha anche pagato un extra a ciascuno dei due soci. Alla Braschi 50.375 euro «a titolo di prestazione artistica e di rimborso spese». A Benigni 54 mila euro «a titolo di canone di affitto dell'immobile che costituisce la sede legale ed operativa della società». Come si spiega il boom dei conti Melampo nel 2013, visto che da tempo i Benigni non sfornano nuovi film e la commercializzazione dei diritti dei vecchi risente ovviamente dei numerosi passaggi già avuti nelle varie library tv che li hanno acquisiti? Soprattutto con uno spettacolo: «Dante Firenze» 2013, che ha venduto un bel po' di biglietti per le 12 puntate di letture dantesche fatte in piazza, ma soprattutto ha incassato dalla Rai il misterioso compenso pattuito per l'esclusiva dei diritti tv. I Benigni non spiegano quale importo sia stato loro pagato, e dicono solo di avere «consegnato al committente 9 puntate». La Rai al momento ha trasmesso solo quello che aveva acquistato nell'edizione precedente, e non è stato un grande successo, visto che alcune serate hanno raggiunto livelli bassissimi di ascolto (il 2,5% su Rai Due). Ma lo spettacolo ormai è stato venduto, e questo ha già portato ai Benigni gli utili desiderati. La Rai è infatti buon pagatore, a differenza di altri soggetti istituzionali. In bilancio si lamenta infatti un credito ormai di lunga durata di 261.538 euro vantato dall'«Onorevole Teatro Casertano per lo spettacolo Tradimenti», che vedeva protagonista la Braschi. Il 2013 comunque è stato un anno fortunato, perchè finalmente si è svegliata dal lungo sonno anche una società partecipata (insieme a Cinecittà), quella Papigno dove fu registrato Pinocchio e che è restata bloccata per lunghi anni da problemi con la burocrazia umbra. di Franco Bechis

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