Euro, Giuliano Ferrara: "La Germania dovrebbe scegliere un'altra strada"
Giuliano Ferrara, in un editoriale sul Foglio, si dimostra sicuro. Sullo stesso giornale compare un'intervista di Marco Valerio Lo Prete a Allan Meltzer, economista americano che tifa per il rigore e dice che Berlino deve farsi un euro forte per sé e i paesi nordici, per tornare a crescere (pure in Italia) senza tradire l'idea di Europa. L'intervista - secondo l'Elefantino - è una conferma del fatto che "se non fosse possibile ai tedeschi generare una politica espansiva capace di rilanciare l'Europa periferica (Italia e Francia comprese); e se non fosse possibile per loro la mutualizzazione del debito, in una forma o nell'altra: allora dovrebbero scegliere un'altra strada. Un euro 1 che affianca un euro 2 per poi ricongiungere, dopo un ciclo flessibile di ricostituzione della competitività in Europa, il tutto in un euro 3". "La base del fatto - continua Ferrara - è un'alternanza di svalutazione e rivalutazione che, dopo il formidabile arricchimento dell'economia tedesca anche a spese delle rigidità insopportabili per altri della moneta unica, potrebbe essere considerata il male minore da una Germania in cui il voto egemonistico e nazionalista di Alternative Für Deutschland e altri movimenti rischia di pregiudicare l'equilibrio politico e istituzionale conseguito a venticinque anni dalla riunificazione". Due velocità - Il direttore del Foglio conclude dicendo che l'idea di un'Europa a due velocità non è una grande novità, anzi: "Prima del Trattato di Maastricht, e poi di Lisbona, l'idea delle due velocità era nel programma genetico della costruzione europea. (...) Una vecchia ipotesi di scuola che si sta facendo probabilmente più realistica di quanto non si pensi. Perché è una via d'uscita che potrebbe essere non altrettanto traumatica di nuove crisi di mercato finanziario, perché tutti i partner potrebbero trovare in questa effettiva flessibilità qualcosa di conveniente, perfino la Grecia vicina all'uscita dalla moneta unica in cui avanza Syriza, persino la Gran Bretagna esterna all'euro in grande sofferenza nell'Unione. E anche la Francia della Grandeur, che due conti se li deve fare e forse il totale depone a favore di una sua presenza tra i “minori” invece che di una sequela critica del fratello maggiore tedesco. Aggiungo che l'Europa prima comunitaria poi unionista e monetaria ha sempre proceduto così, per aggiustamenti sovranazionali e fasi di transizione attentamente vagliate ed equilibrate. Ne comincia un'altra? Forse".