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Francesco Schettino al processo: "Sulla nave, il comandante è il primo dopo Dio"

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michele deroma
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"Sulla nave, come comandante, io sono il primo dopo Dio": ha parlato così Francesco Schettino, nell'aula del teatro Moderno di Grosseto, durante l'interrogatorio nel processo sul naufragio della Costa Concordia. Schettino ha riferito queste parole al pm Alessandro Leopizzi, mentre spiegava come agì nelle fasi successive all'impatto contro gli scogli dell'isola del Giglio. La gestione dell'emergenza - "Schettino, perché non dette subito l'emergenza generale?", ha chiesto il pm, affrontando il tema del ritardato allarme ai passeggeri. L'ex comandante della Costa Concordia ha risposto: "Volevo far arrivare la nave più possibile sotto l'isola, altrimenti se avessimo dato i sette fischi brevi e uno lungo, con le vibrazioni che c'erano state, la gente si sarebbe buttata in acqua". "Temevo il panico" - Schettino, alle contestazioni del pm, ha risposto dicendo di essere sicuro "della galleggiabilità della nave" anche con tre compartimenti motori allagati e che "d'inerzia, con la prora al vento, la nave sarebbe tornata verso l'isola grazie al grecale". Il pm Leopizzi ha insistito molto sul ritardato allarme (la nave aveva i locali motore allagati, non aveva più propulsione e il generatore d'emergenza era ko) e quando ha chiesto a Schettino anche degli annunci vocali rassicuranti fatti dare dal personale ai turisti terrorizzati, il comandante della Concordia ha detto: "L'ho fatto per tranquillizzare le persone, temevo il panico".

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