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Palombelli: "Marino e Alemanno due don Abbondio"

Matteo Legnani
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Don Abbondio stava su quel ramo del lago di Como che volge a... E non sulle rive del Tevere. Ma la Capitale, nei giorni dello scandalo, si è rimpita di personaggi che hanno fatto del prete del Manzoni un modello di condotta. A dirlo, sulle pagine de "Il Foglio" di Giuliano Ferrara, è Barbaba Palombelli. Una che, tra l'altro, il Campidoglio e dintorni ben li conosce essendo la moglie di quel Francesco Rutelli che è stato sindaco di Roma. "L'Italia è così. Nessuno conosce nessuno, tutti dicono bugie. Se cadi in disgrazia, resti solo. Perché mai il sindaco di Roma (Marino, ndr) dovrebbe vergognarsi di avere appoggiato le cooperative sociali, cui aveva promesso il primo stipendio comunale? E' in varie foto, appare sorridente e nessuno sembra averlo portato con la forza. Perché il ministro del Lavoro (Poletti, ndr) non rivendica il suo impegno per l'accoglienza agli ultimi e farfuglia?" scrive la Palombelli. E ancora: "Lo spettacolo cui assistiamo in questi giorni è il solito, nauseante e un po' vigliacco scaricabarile: l'ex sindaco post missino (Alemanno, ndr) molla tutti gli amici e tutti i sodali – e per fortuna ci sono Francesco Storace e Umberto Croppi, persone cui il coraggio non manca – tutti quelli con cui è cresciuto e ha governato la città. E pensare che, una volta, camerati e compagni venivano comunque difesi, ne andava dell'onore e della parola data".

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