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Dubbi sul furto dei gioielli: "Ci ha provato con l'assicurazione?

Lapo Elkann

Uruguay. Il governo di Montevideo accusa: "Gioielli mai esistiti, forse il rampollo ha provato a fare il furbo"

Ignazio Stagno
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di Cristiana Lodi   Certo, si cercava la talpa sull'estuario del Rio de la Plata. E i sospetti, guarda il caso, erano cascati dritti sul personale di servizio. Tate e giardinieri. Addetti ai viveri e sommelier. Tutti a rovesciare tasche in lacrime e a spergiurare innocenza davanti alla polizia dell'Uruguay. Un torchiare collettivo ed estenuante, che non ha risparmiato nemmeno il dog sitter. Perché, come in ogni furto che si rispetti, anche quello che ha segnato Villa Vientos del Este nell'estate australe uruguayana, ha creato un certo allarme pubblico.  Il caso andava dunque risolto. E in fretta. Sia perché la magione «incriminata» porta il nome di Paola Marzotto, sia perché i derubati (fra i nove convitati di lusso) risultavano chiamarsi Lapo Elkann e lady Goga  alias Gaukhar Ashkenazi, kazaka del Kazakistan. Proprio la statuaria signora dagli occhi a mandorla e i capelli corvini, ha raccontato con dettaglio agli agenti di avere notato, al suo ingresso in villa, qualcuno osservarla proprio mentre lei depositava un cofanetto zeppo di contanti e preziosi nella nicchia della sua suite. E quel qualcuno «senz'altro apparteneva alla servitù».  Sarà che i preziosi spariti erano 17: chiamala jella o fortuna, sta di fatto che l'occhio malandrino avrebbe in men che non si dica, sempre secondo l'accusa, dato la «dritta» al ladro. Meglio, ai ladri: due. Mascherati, ovviamente. I quali «ladri» avrebbero ripulito la nicchia portandosi via il cofanetto. Valore: tre milioni in gioielli più 25 mila euro cash. «Anche i ricchi piangono», «Lapo e Goga derubati durante la vacanza esotica», hanno titolato i rotocalchi di mezzo mondo. Se non fosse che ieri, il dottor Eduardo Bonomi, ministro dell'Interno uruguayano ha sbaragliato tutti. Rispondendo a una interpellanza parlamentare sollevata dall'opposizione sui reati che destano allarme sociale nel luogo, il signor ministro, ha detto chiaramente che il «presunto furto» denunciato a fine dicembre scorso da Lapo e kazaka «in realtà non c'è mai stato». Insomma, non esiste la talpa tempestiva. E non c'è la solerte coppia di banditi mascherati. Indaga e indaga. Non si spiega infatti perché mai i presunti gioielli spariti dalla villa mentre gli ospiti erano attovagliati, siano stati notati da una misteriosa «talpa» ma non dall'occhio impietoso dello scanner piazzato all'aeroporto. Dice infatti il ministro: «Quei preziosi del valore di tre milioni non sono mai stati registrati né dal computer dello di Barajas da dove era partita la coppia, né da quello di Carrasco», nella capitale uruguayana dove Elkann e compagna di soggiorno erano arrivati. Figuraccia? Di certo Eduardo Bonomo si è lanciato in supposizioni tutt'altro che  imprecise: «Probabile», ha detto, «che con la sua denuncia, la milionaria kazaka e il signor Elkann, volessero che il caso diventasse una notizia internazionale. Scopo: farsi rimborsare dall'assicurazione». Il primo obiettivo è andato a segno. Il secondo non sembra sia possibile. Adesso non si capisce neanche come si chiuderà il secondo atto di questa storia semiseria. Perché Lapo, con la denuncia del presunto furto dei gioielli, è stato condannato a pagare una multa. Una beffa? Macché. Si sa che quando s'arriva alla dogana, preziosi e contanti importanti in Uruguay, vanno denunciati. E' scritto sul codice. Ma forse, in questo caso, Lapo della Fiat aveva ragione. Corretto infatti non registrare ciò che non si possiede. Reato però denunciarne il furto. E anche gettare ombre sul primo che passa sotto tiro. Davanti alla multa, riportano i siti e i giornali dell'Uruguay, «Lapo ha fatto spallucce». La vacanza con Goga a Punta Este «continua a gonfie vele», aveva dichiarato. Infatti il soggiorno era andato avanti anche dopo la notte burrascosa e «ladresca» del 29 dicembre. Tutto bene fino al rientro a Milano, dove l'idillio dorato fra la bella petroliera e il rampollo made in Agnelli (stando al gossip nostrano) sarebbe andato in frantumi. Fallito. Come il piano, secondo l'accusa uruguayana, di truffare l'assicurazione.    

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