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L'imprenditore fenomeno sui social: "Questo non è un Paese per Vacchi"

Lucia Esposito
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Gianluca Vacchi, laureato, palestrato, tatuato, è il re dei social: 500.000 followers tra Instagram e Facebook. Sulla carta d' identità lui è un imprenditore, con il cugino Alberto - che ha corso per la presidenza di Confindustria - controlla la Ima, azienda bolognese leader mondiale nel packaging. In realtà lui è sì imprenditore, ma di se stesso. Stare sui social è una professione: fare video, lanciare messaggi e provocazioni, rispondere a tutti i fan che gli scrivono. Quasi tutti giovani. E poi deve tenere in forma la mente e il corpo. Lavorare alla diffusione del brand GV, con magliette e perfino gli emoticon per i cellulari... È da poco tornato da Miami, dove per tre mesi si è divertito con l' amico Bobo Vieri. Ma forse sperava in un ritorno diverso, visto l' esito della contesa per la guida degli industriali italiani... «In realtà mio cugino Alberto ha vinto. Semmai è il Paese che ha perso. Lui si era messo a disposizione per guidare Confindustria su suggerimento di un gruppo di imprenditori che rappresenta il 70% di chi paga le quote dell' associazione industriale. E ha preso i voti da questi signori. Per cui, se togliamo le aziende pubbliche, lui ha trionfato». Ha perso per 9 voti, pochi... Come l' ha presa? Si dice che Gianfelice Rocca, capo di Assolombarda, e Luca di Montezemolo, grandi sponsor di suo cugino, studierebbero una specie di ribaltone in vista dell' assemblea di Confindustria di fine maggio... «Alberto è sereno così e non è interessato ad alcun ribaltone. Gli era stato prospettato un percorso molto più facile, quasi un plebiscito. E lui ha deciso di dare il proprio contributo. Sarebbe stato perfetto: ha un carattere onesto e low-profile, conosce il mondo (il 91% del fatturato di Ima viene dall' estero) sa mediare con tutti, sindacati compresi. Ha una rotondità di esperienza industriale che non ha eguali in giro... Lui rappresenta qualcosa che in Italia non c' è: se fa una cosa la fa con ordine, se sposa la causa va fino in fondo, al di là delle relazioni, grazie alla sua rigidità morale...». Confindustria rischia la spaccatura? «È il grande problema che dovrà affrontare il presidente designato Vincenzo Boccia, al quale comunque Alberto e io auguriamo buon lavoro». Non si sente un po' tradito suo cugino? «No, perché alla fine sono state le incrostazioni politiche a fermarlo. E questo può essere quasi un vanto. Parafrasando un famoso film, per fare una battuta, direi che questo "non è un paese per Vacchi"... Pensi che ho registrato anche un sito con questo slogan e volevo fare anche un programma...». Ma del programma di suo cugino che ne sarà? «Lo porteremo avanti con il nostro lavoro in azienda. Alberto è tornato ventre a terra alla guida di Ima. Abbiamo cinque anni davanti per dare un grosso contributo al Pil. Noi abbiamo più che raddoppiato il fatturato (adesso è oltre 1,3 miliardi) negli ultimi 5 anni. E possiamo crescere esponenzialmente. Noi siamo in una posizione di privilegio industriale. Abbiamo creato un sistema a rete, con partecipazioni in 13-14 aziende fornitrici in un modello integrato. Continuiamo a comprare aziende nel mondo, dalla Germania alla Malesia, perché abbiamo grande capacità aggregativa. E poi generiamo cassa con poco debito». Lo sanno bene in Borsa, il titolo ha fatto +400% in quattro anni...Avete mai pensato di vendere? «Assolutamente no, proprio perché possiamo solo crescere ancora». Come mai i cinesi non vi copiano? «Perché il nostro è un settore di nicchia, sarebbe anti-economico farci concorrenza: siamo leader mondiali di mercato, diamo il prodotto chiavi in mano alle industrie farmaceutiche, del the, del tabacco...». Parliamo di cose serie: visto che un comico come Beppe Grillo ha fatto un partito del 25%, perché anche lei non scende in politica? «Beh, potrei rappresentare un grande bacino elettorale per i giovani, ma non mi interessa la politica perché appunto questo "non è un Paese per Vacchi"... Scherzi a parte, se guardiamo in America dove Trump potrebbe andare alla Casa Bianca, bisogna ricordare che Trump è passato da un fallimento. Qua da noi sarebbe impossibile: in America fallisce l' idea e non la persona, da noi se fallisce l' idea si colpevolizza anche la persona». Perché allora è scatenato sui social? «Perché voglio dare ai giovani uno strumento nuovo per comprendere la realtà. Voglio dare stimoli per continuare a sognare, a sperare, a intraprendere. Spingo chi mi segue a essere ironici, trasversali, a togliersi le maschere, a ridere. Io dico sempre che le persone che non ridono non sono persone serie. Basta con il pessimismo scaramantico di quelli che ti dicono che va sempre male. Dobbiamo anche capire che non esiste un solo modo di fare le cose». Tipo scorazzare per Miami con Vieri? «Punto sull' intelligenza dei ragazzi, che capiscono i miei messaggi. La manifestazione edonistica ha una sua funzione: se io vado al cinema a vedere "il pirata dei Caraibi" esco più carico, mi genera endorfina, che ha una ripercussione positiva sulla quotidianità. Chi mi segue non è stupido, capisce che non sono solo fatto di questi momenti. Guardi, c' erano figli di miei amici ricchi che si facevano comprare il macchinone da papà a patto di usarla quando gli altri non li vedevano. Perché? Se c' è ritrosia verso il successo vuol dire che c' è senso di colpa. Ma se io lavoro e pago le tasse, perché dovrei nascondermi? Perché la gente la segue in massa sui social? «I giovani non vogliono essere presi in giro. Io li faccio sognare perché pensano che prima di fare questo ho fatto anch' io dei sacrifici. Infatti non ho mai vissuto di rendita, ho avuto imprese in 12 settori diversi. Sono trasparente, non opaco. Ed è solo l' opacità che genera una brutta lettura della realtà. Qua in Italia si tende a mascherare il successo. Cosa c' è di male? Fra i miei follower ho tanti dipendenti della Ima, ho trovato anche le mie foto dal meccanico accanto a un calendario femminile. L' emulazione genera positività, l' invidia negatività. L' altro giorno in treno mi ha fermato un ragazzo per fare un selfie, poi si è avvicinato il padre per ringraziarmi perché ho trasmesso nuovi stimoli al figlio». Le scrive tanta gente? Insulti? «Tantissima, mi ringraziano per gli spunti e gli stimoli che do, perché mi dicono che regalo attimi di serenità. Insulti pochi, ma rispondo sempre a chi è educato. E poi devo dire che centinaia di persone si fanno i miei stessi tatuaggi. Sa quanti si sono tatuati la parola "resilienza"?» Lei vola alto, cosa vuol dire? «La capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. È la parola perfetta dei nostri tempi». Poi lei dice sempre «enjoy»... «Sì, tra l' altro esce il mio libro "Enjoy" il 19 con Mondadori... è la parola tipica degli americani per dire: rilassati, goditela. Anche qui vedi la differenza fra l' America, che affronta le crisi ma riparte più forte e noi». L' Italia può farcela? «Conosco bene il bilancio dello Stato e la verità è che stiamo nascondendo la polvere sotto il tappeto, grazie alle manovre di Mario Draghi. Il problema qual è: non esiste la trasmissione che va da Bce alle banche fino all' economia reale, perché non mettiamo la testa sul prenditore, quello che dovrebbe ricevere e far girare i soldi. Se non risolviamo questo problema scoppierà la bolla». E Renzi? Anche lei è deluso dalle promesse non mantenute? «Ha fatto tante cose, poche forti». Ci sono ricette salva-Italia? Non mi dica però la patrimoniale... «Innanzitutto portare le pensioni dal retributivo al contributivo. Subito. Anche in modo retroattivo, sopra una certa soglia, tipo 1500 euro al mese. E con il surplus che si genera, tagliare il cuneo fiscale. Dobbiamo produrre qualcosa che inizi a erodere il debito pubblico. Bisogna curare un malato gravissimo e - perché no? - anche con la patrimoniale». Ma scusi, perché vuole tassare chi già paga un treno di tasse? E la spesa pubblica? «Sì, si può fare la spending review, ma poi gli statali che mandi a casa non generano Pil...». Vabbè, inutile insistere. E sugli immigrati? Sta con Salvini o con la Boldrini? «Con nessuno dei due. Penso che ci serviranno milioni di immigrati per mantenere un certo welfare, ma come succede in America ci vuole una selezione alla frontiera. Ma soprattutto una dura regolamentazione: chi sgarra, via». Lei cita spesso l' America... Hanno vinto? «Sì, perché hanno capito che la produzione si può spostare in Cina, India, all' estero, ma si sono tenuti l' informazione e la conoscenza dei dati, che sono le vere risorse del futuro. Insieme al tempo...». Spieghi, spieghi... Il tempo? «È la risorsa principale da ricercare, perché è scarsa e non replicabile. Per cui sono molto attento a come investo il mio tempo. Alla mattina curo la mente, passo un paio d' ore con un prof di teologia, storia e filosofia...». E cosa fate? «Parliamo...». Ah, e il pomeriggio? «Curo il corpo. Due ore di sport tutti i santi giorni». Lei si vede poco in tv. Le hanno mai proposto programmi? «Mi hanno offerto parecchi reality, ma non mi interessano. Potrei invece partecipare a qualche programma televisivo in America: non essendo interessato alla logica dell' accumulo, cerco la motivazione». Si sposa? «Sono felicemente fidanzato, ma ho già dato». Una curiosità: è vero che da ragazzo ha battuto Alberto Tomba in una gara di sci? «Sì, conservo la foto del podio... È la dimostrazione che non mi è mai piaciuto vincere facile». Giuliano Zulin

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