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Lilli Gruber, testimonianza horror: "Ecco cosa ho visto in moschea"

Alessandra Menzani
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E' un libro-inchiesta quello di Lilli Gruber dal titolo Prigionieri dell'Islam. Secondo un'anticipazione del Corriere della sera, la tesi della giornalista, ex Rai e oggi conduttrice di Otto e mezzo su La7, è questa: noi siamo corresponsabili delle nostre paure, perché finora non abbiamo avuto tempo o voglia di conoscere davvero questo nuovo compagno di strada. I numeri - Che i musulmani facciano sentire la propria presenza e che la faranno sentire in modo ancora più massiccio lo dimostrano i dati snocciolati dalla Gruber: nel 2030 la popolazione fedele all'Islam in Italia raddoppierà, da un milione e 600.000 a oltre 3 milioni di persone. Prigionieri dell'Islam è dunque un'inchiesta sul "triangolo che cambia la nostra vita: terrorismo, migrazioni, integrazione". Lilli si domanda cosa possiamo fare per "disinnescare la bomba dell'odio", si pone questioni ma non ha tutte le risposte. Ha interrogato i principali imam d'Italia, da quello di Firenze, Izzedine Elzir, che giudica fin troppo moderato. Corano choc - E' andata nella moschea di Centocelle, che distribuisce un decalogo della "Dignità della donna nell'Islam". Un volume che lei definisce orribile e quando ha chiesto spiegazioni ai presenti, ha sentito frasi come "lo sperma dell'uomo lascia un'impronta biologica che ha bisogno di tempo per essere assorbita" e "una donna potrebbe avere rapporti con un nuovo marito soltanto dopo il terzo ciclo mestruale. In anticipo, rischierebbe il cancro all'utero". E questo non è nulla. 

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