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Insulti alla corte Costituzionale:ma nei confronti di Ingroiagiustizia è "a disorologeria"

Nelle interviste sulla cancellazione delle intercettazioni a Napolitano l'ex candidato con Rivoluzione civile ha leso la dignità della Consulta. Ma il provvedimento arriva solo dopo la chiusura delle urne

Matteo Legnani
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Giustizia "a disorologeria", potremmo definirla. Per distinguerla dalla giustizia "a orologeria" che è solita colpire i candidati del centrodestra pochi giorni prima di ogni tornata elettorale. E' quella che si è mossa nei confronti di Antonio Ingroia, ex candidato premier per Rivoluzione civile, ma soprattutto ex pm antimafia in Sicilia. Nei confronti del quale Ingroia, la corte di Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare per le dichiarazioni che l'ex pm, quando era in guatemala in attesa di aspettativa per motivi elettorali, rilasciò a proposito della decisione della Consulta di distruggere i famosi nastri delle intercettazioni telefoniche a carico di Giorgio napolitano. La vicenda era quella del famigerato "patto Stato-Mafia". Dichiarazioni che, secondo il procuratore generale della cassazione Gianfranco Ciani, hanno "vilipeso la Corte costituzionale e leso il prestigio e la reputazione dei suoi componenti" nel corso di interviste rilasciate agli organi di stampa. L'atto di incolpazione è giunto al Consiglio superiore della magistratura ieri. Guarda caso, solo il giorno dopo il risultato delle elezioni politiche.

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