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Caduti Di Pietro e Ingroia restano le loro deiezioni

Filippo Facci

Eliana Giusto
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di Filippo Facci È la primavera dei forcaioli, algida e nevrotica, la stagione dei poveracci che dopo il voto sono ancora lì a contare «gli impresentabili» («Fatto Quotidiano» di ieri) anche se sono indagati per «danno erariale» o «interruzione di funzione religiosa». È la stagione della perfetta indifferenza per gli ex parlamentari che finiscono in carcere anche se è solo preventivo, senza più un senso né ancora un processo. La stagione in cui i casi ripugnanti come quello di Angelo Rizzoli - tenuto in carcere nonostante la sclerosi multipla e ignorato dai pm - fa notizia soltanto se ne parla «Repubblica».  La stagione in cui le opinioni degli avvocati, nelle cronache giudiziarie, non compaiono neanche più; quella in cui in cui una manifestazione contro chicchessia - la magistratura, nel caso - viene giudicata eversiva e incostituzionale; quella in cui il caso Del Turco - arrestato e abbattuto assieme a una giunta regionale - lascia indifferenti perché bisogna occuparsi delle idiozie grilline e di un rancore sociale che monta, si compiace, si autoalimenta, sghignazza, si nutre delle disgrazie altrui come a risarcimento dei propri fallimenti. Tutto è possibile nella primavera dei forcaioli, efferata e febbrosa, eternamente esposta al vento dei tribunali ma indisposta a mettere la giustizia nei celebri «punti» dei piddini e dei pentastellati. Cadono i Di Pietro e gli Ingroia, restano le loro deiezioni culturali. 

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