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L'accusa dei vescovi: "Sembra una guerra, sta andando in scena il peggio"

Il direttore Marco Tarquinio denuncia la grave situazione politica e lancia un appello: "Si torni sulla via maestra"

Eliana Giusto
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"Qurinale, come una guerra". E' durissimo Avvenire, il quotidiano dei Vescovi, che denuncia come anche "la strada per il Quirinale" sia "diventata un percorso" minato. Da qui l'appello ad andare "via dal peggio". In un editoriale in prima pagina, il direttore Marco Tarquinio, scrive lapidario: "In appena due giorni nell'Assemblea dei grandi elettori del nuovo capo dello Stato si è riusciti a mettere in scena tutto il peggio dei riti e dei passaggi parlamentari della Prima e Seconda Repubblica: franchi tiratori e congiure ribaltonesche di palazzo". Effetti devastanti - Il direttore del quotidiano della Cei è preoccupato per gli effetti che questa situazione avrà sulle istituzioni e sugli elettori: "Anche se ormai si spara sulla Croce Rossa e da ribaltare polticamente c'è ben poco, il danno alle Istituzioni è, invece, assai grave. Grave almeno quanto la crisi di fiducia nei partiti. Grave almeno quanto la sfrontata pesantezza dei giochi di prestigio e di interdizione dei vecchi e nuovi potenti che possono approfittare della impressionante debolezza e mancanza di visione di questa classe dirigente". Uno spiraglio - E, è il ragionamento di Tarquinio, ora "chi ha più ruolo ha più responsabilità. E le dimisioni annunciate da Pier Luigi Bersani lo dimostrano. Il Partito Democratico, forza di   maggioranza relativa, ha prima fallito la prova della larga intesa attorno ad una figura di riconosciuto equilibrio di Franco Marini e ora, assieme ai suoi alleati, ha trasformato in devastante boomerang anche la prova di compatezza attorno a Romano Prodi, personalità di statura internazionale e uomo-simbolo del centrosinistra   secondorepubblicano". Il risultato è cje "anche la strada per il Quirinale è diventata un percorso di guerra costellato di stendardi spezzati e di bandiere sbrindellate". Ma non tutto è perduto: "Il guasto non è irreparabile, purché si sappia tornare, con un soprassalto di saggezza poltica e istituzionale, sulla via maestra".

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