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Travaglio, delirio bellico su Berlusconi: giù botte a Napoolitano-Badoglio, Scalfari e Sallusti

Travaglio, vicedirettore del

Il vicedirettore del Fatto si scatena sulla decadenza e le ipotesi di "trattativa Stato-Mediaset": "Armistizio tipo 8 settembre". E chi difende il Cav è un kamikaze

Giulio Bucchi
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L'8 settembre ispira infauste visioni a Marco Travaglio. Sebbene per ora di colpi di mano, "tradimenti" e "voltafaccia" in Senato non se ne siano visti, il vicedirettore del Fatto quotidiano si porta avanti col lavoro spalando un bel po' di fango su chi, nel centrodestra e nel centrosinistra, si stanno dando da fare per non chiudere la pratica sulla decadenza di Silvio Berlusconi in quattro e quattr'otto. In ballo, oltre al futuro del Cavaliere, c'è anche la sopravvivenza del governo Letta e la stabilità dell'Italia, come più volte ricordato anche dalla finanza internazionale (lo spread in salita, le preoccupazioni del governatore di Bankitalia Ignazio Visco). Berlusconi e larghe intese, due incubi per Travaglio. Che infatti parte in quarta e massacra tutti. Innanzitutto, quelli che hanno sostenuto l'ex premier con interventi "da kamikaze", attacchi suicidi più simili, scrive, a "sacrifici umani". Sacrifici umani pro-Cav - E' il caso del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, che "ha attaccato Napolitano che lo salvò dagli arresti forzando le regole e le prassi, mentre con B. ancora non l'ha fatto". E poi Fedele Confalonieri, che in un'intervista pubblicata dallo stesso Giornale ha criticato i magistrati per la "sentenza Mediaset aberrante". "Ecco di cosa avranno parlato lui e Napolitano - sfotte Travaglio - nell'amorevole colloquio dell'altro giorno". Giù botte anche al pm veneziano Carlo Nordio, colpevole di aver sollevato dubbi (come almeno una mezza dozzina di giuristi) sulla applicabilità della legge Severino, "giocandosi quel che resta della sua credibilità aderendo come la carta moschicida alla tesi farlocca della non retroattività". Napolitano come Badoglio - Occhio però, perché in fondo all'editoriale arriva il meglio. Prima, Marco Manetta colpisce duro il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari: "Sfida le ire dei suoi lettori con l'affettuoso invito all'ex nemico B. perché chieda un provvedimento di clemenza nel qual caso forse l'otterrebbe dal suo amico Napolitano (suo di B. e di Scalfari". A Travaglio non va giù che Scalfari prospetti, in caso di crisi di governo, un caos istituzionale cavalcato dalla "sinistra movimentista e para-grillina". L'ipotesi preferita da Repubblica, insinua Travaglio, è "un bel nuovo golpettino tipo Egitto". Ancor meglio, "un bell'armistizio a suggello della trattativa Stato-Mediaset". Al vicedirettore non par vero di poter suggerire accostamenti maliziosi: trattativa Stato-mafia diventa Stato-Mediaset, e se in ballo ci sono pure 8 settembre e fascismo... E chi sarà il generale con l'ingrato compito di firmare quell'armistizio? Giorgio Napolitano, naturalmente. Anzi, "Badoglitano".

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