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Berlusconi e il golpe, Sallusti: "Quello che Mattarella non ha detto nel suo discorso"

Giulio Bucchi
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"In che razza di democrazia siamo"? È la domanda che Alessandro Sallusti, più che ai lettori del Giornale pone al presidente della Repubblica. Il giorno dopo il tradizionale discorso di fine anno di Sergio Mattarella, il direttore dà fuoco alle polveri e denuncia il "non detto" del breve appello del Capo dello Stato alla partecipazione democratica. Per approfondire leggi anche: "Andate a votare", il discorso di fine anno di Mattarella Per poter parlare di democrazia davvero compiuta, spiega Sallusti, "servirebbe che fossero realizzate anche altre condizioni, o pre-condizioni, sulle quali il presidente ha sorvolato con eccesso di leggerezza". E una di queste è "l'impedimento costruito a tavolino per tenere fuori dal parlamento Silvio Berlusconi". Sallusti parla di un "agguato" ("Mattarella non c'entra, regia del suo infausto predecessore Giorgio Napolitano), attuato con una legge usata solo contro Berlusconi, "applicata in modo retroattivo e con voto palese, in violazione dei regolamenti del Senato, perché in presenza di un ricorso ritenuto fondato dalla Corte europea". Perché allora, si domanda il direttore, Mattarella non ha speso una parola al riguardo? E perché, soprattutto, non ha fatto nulla per "sanare questa ferita, figlia non di fatti oggettivi ma di un teorema messo in campo all'apice di una guerra civile politica e giudiziaria che, alla fine, ha travolto tutti i protagonisti"?

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