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Alessandro Sallusti e il caso Salvini: "Non moriremo Saviano", punto per punto smonta le accuse al ministro

Giulio Bucchi
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"Non moriremo Saviano". È la promessa, anzi il grido di battaglia di Alessandro Sallusti, che sul caso della nave Diciotti si schiera a spada tratta con Matteo Salvini. Roberto Saviano ha chiesto di indagare contro il ministro degli Interni per "sequestro di persona di Stato" dei 177 migranti a bordo della nave della Guardia Costiera ferma a Catania, e i pm siciliani hanno aperto un fascicolo a carico di ignoti, per ora. Il direttore del Giornale, nel suo editoriale, sente puzza di bruciato e smonta una per una tutte le accuse dell'autore di Gomorra, il cui diritto ad "odiare Salvini" è garantito da una Costituzione "pensata anche per permettere a gente come lui - e a tutti gli ignoranti, arroganti, stupidi e incattiviti - di poter esprimere liberamente il proprio pensiero". Leggi anche: "Che c*** dici, sciacquati la bocca...". Sallusti ribalta Saviano Ma proprio la Costituzione, spiega Sallusti stabilisce che "la sovranità appartiene al popolo, non agli scrittori e neppure ai magistrati. E il popolo ha deciso che al governo ci andasse Salvini, non gli amici di Saviano tipo la Boldrini, che proprio per le loro idee sull'immigrazione sono stati sonoramente bocciati". Ancora, "impone a chiunque di rispettare i diritti inviolabili dell'uomo, che nel caso degli immigrati in questione non sono quelli di sbarcare a Catania ma di essere salvati, accuditi, e curati. Cose che sono avvenute e stanno avvenendo in condizioni di massima sicurezza a bordo della nave Diciotti", senza considerare che quegli stessi migranti raccolti in acque maltesi sarebbero dovuti far sbarcare a Malta oppure distribuiti tra i vari membri dell'Ue. Soprattutto, conclude Sallusti, "è venuta l'ora di applicare l'articolo 52 della Costituzione: «La difesa della Patria è sacro dovere dei cittadini»". Un compito che il governo sta eseguendo, anche se ora la magistratura pare voler entrare a gamba tesa. "Impossibile che arrestino Salvini? - si chiede il direttore - Siamo in Italia, Paese dove un premier molto amato dagli italiani fu fatto fuori per via giudiziaria. Non ricordo il nome, ma iniziava per B".

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