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Cesare Battisti, parla Adriano Sofri: contro Matteo Salvini e il carcere, "una vendetta, vergogna e disgusto"

Matteo Legnani
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Non poteva mancare lui, tra i tanti che hanno commentato la cattura di Cesare Battisti. E infatti, a 24 ore dall'arrivo in Italia del terrorista, Adriano Sofri ha preso parola per scagliarsi in un articolo su Il Foglio contro Matteo Salvini e contro il carcere che per anni sarà l'unico orizzonte di Battisti. L'ex leader di Lotta Continua, condannato come mandante dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi e rimasto in carcere di fatto solo tra il '97 e il 2005, per poi scontare il resto della pena, fino al 2012, agli arresti domiciliari, dice di temere che la durezza delle parole con cui il titolare del Viminale ha accolto a Ciampino Battisti possa fare breccia negli agenti della polizia penitenziaria che seguiranno la sua detenzione: "Ha fatto capire che sarebbe stato più forte di lui, da vicino, l'impulso a farsi giustizia con le sue mani, tenetemi sennò - aggiunge - Gli agenti penitenziari, quelli nei cui panni mi ero messo sopra, lo vedranno giorno e notte da vicinissimo, Battisti. Speriamo che siano più controllati del ministro". Poi Sofri passa ad attaccare l'istituto del carcere, descrivendone l'inutilità per quasi tutti, "salvo che per impedire a qualcuno di fare ancora del male", e quindi anche per Battisti. "Capisco, mi pare, il desiderio dei famigliari delle vittime di vedere chiuso in carcere il responsabile provato - o colui che credono il responsabile provato - del loro lutto. Io però ho da tantissimo tempo, e molto prima che mi riguardasse così da vicino, un'obiezione di coscienza radicale alla galera. Un'abitudine pigra, ma niente è più ostinato dell'abitudine, continua a identificare il risarcimento dovuto alla vittima e alla comunità con la cella. Io provo solo disgusto e vergogna per la cella, con tanta forza che non mi succede mai, nemmeno fra me e me, di augurarmi che le persone che detesto e considero nemiche (ce ne sono, infatti, com'è umano) finiscano loro in galera. Perché la galera, chi la conosca da carcerato o da carceriere, e resti umano, nobilita il prigioniero e contagia di ignobiltà chi la augura", afferma Sofri sul Foglio. Leggi anche: Adriano Sofri e la consulenza al ministero, Matteo Salvini: "Allora Schettino ministro dei Trasporti"

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