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Marco Travaglio delira dopo il suicidio del M5s, la crisi di nervi: "Tutta colpa di Silvio Berlusconi"

Davide Locano
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Preso atto del disastro grillino, preso atto del fatto che abbiano deciso di "salvare" Matteo Salvini pur di non far cadere il governo, preso atto del fatto che il leghista sta cannibalizzando i suoi (ex?) adorati pentastellati, cosa resta a Marco Travaglio? Presto detto: insultare il vecchio nemico, quello di una vita, quello su cui ha costruito una carriera, ovvero Silvio Berlusconi. Ed è quello che fa nel grottesco editoriale vergato sul Fatto Quotidiano di oggi, mercoledì 20 febbraio, in cui premette che "il 18 febbraio 2019 è la classica data da segnare in nero sul calendario. Gli storici - sparacchia Marco Manetta - la ricorderanno come il giorno dell'ennesima resurrezione di B". E perché mai? Presto detto: "I 5 Stelle salvavano un ministro da un processo per sequestro di persona, sottraendolo ai giudici con scuse berlusconiane, tipo il reato 'politico' nell''interesse dello Stato', e mancava poco che lo dichiarassero ufficialmente nipote di Mubarak". E ancora: "Salvini ringraziava Di Maio per 'averci messo la faccia', cioè per averla persa. Intanto Renzi apprendeva dell'arresto dei genitori e strillava al complotto a orologeria dei magistrati per eliminarlo per via giudiziaria". Travaglio, che rosica a livelli neppure misurabili, ricorda come Berlusconi abbia manifestato solidarietà a Renzi, per lui un fatto gravissimo. Leggi anche: Vignetta-Travaglio, fango quotidiano su Salvini È disperato, il direttore grillino che ora è schifato dai grillini poiché i suddetti non hanno sventolato le manette in faccia a Salvini. E la disperazione si trasforma in rabbia. "E così - riprende Travaglio -, nel breve volgere i 60 minuti, gli italiani si sono visti passare davanti agli occhi tutto il film di questi 25 anni di Seconda Repubblica, velocizzato alla Ridolini. Cioè la storia di una classe dirigente delinquenziale e impunita che da un quarto di secolo tenta di sfuggire alla giustizia e ci riesce quasi sempre". Manette, manette, manette. Manette che però restano soltanto nella testa di Travaglio, il quale forse ha ora bisogno di una carezzina consolatoria.

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