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Roberto Saviano va a Napoli e finisce male, un clamoroso "vaffa": ecco chi lo scarica

Davide Locano
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Ora non sono più solo i politici di destra e sovranisti, come Salvini, che lo attaccano per le sue uscite buoniste sull'immigrazione. E non sono più solo cittadini di altre aree d' Italia seccati per l' immagine negativa del Belpaese che i suoi libri continuano a dare nel mondo. Ora sono gli stessi abitanti di Napoli, i suoi artisti, i suoi comici e musicisti, e i suoi esponenti istituzionali a non poterne più delle prediche di Saviano, a non considerarlo più rappresentativo della città, e tanto meno un profeta in patria. Allora non sorprende che, dopo la vittoria dell' Orso d' oro al Festival di Berlino ottenuta dal film "La paranza dei bambini", tratto dall' omonimo libro di Saviano incentrato sulla criminalità dei ragazzini a Napoli, pochi complimenti e frasi di sostegno siano arrivati allo scrittore, mentre si sia levato, in particolare dai suoi concittadini, un coro di critiche e voci di disappunto. All' autore di Gomorra vengono contestate fondamentalmente tre cose, ossia il fornire una lettura della città parziale, opportunistica e da una posizione di comodo. Leggi anche: Matteo Salvini deride in pubblico Roberto Saviano Il primo a schierarsi contro l' immagine di Napoli fornita da Saviano è stato il sindaco Luigi De Magistris il quale, pur dicendosi «molto contento del trionfo a Berlino del suo film», ha dichiarato di essere «molto meno entusiasta dell' incapacità di Saviano di raccontare la città nel suo corpo, nella sua anima». De Magistris rimprovera a Saviano di «non essersi reso conto di cosa sta accadendo in questi anni a Napoli, dove è prevalente la rinascita culturale» e dove «ci sono insegnanti, poliziotti, carabinieri, magistrati, cittadini che lottano, che si sporcano le mani, che "jettan 'o sang" ("buttano il sangue") per una Napoli diversa». E poi, nota il sindaco, «noi non nascondiamo la camorra, la criminalità» ma «a differenza di Saviano che le racconta solo in testi e film, andiamo a incontrare i feriti, i commercianti e le persone danneggiate». Senza considerare, secondo il sindaco, «l' effetto emulativo che simili film possono avere dal punto di vista pedagogico». INSOFFERENZA Lo schiaffone del primo cittadino ha solo preceduto la levata di scudi da parte di alcuni artisti partenopei, a conferma che non c' è alcun pregiudizio politico o ideologico nei confronti dello scrittore, ma un' insofferenza diffusa e trasversale. Ha cominciato il batterista Marco Zurzolo che, in un post su Facebook, dopo aver definito il successo de "La paranza dei bambini" «una nuova vittoria per la Città di Napoli», si è scagliato contro l' autore di Gomorra: «Non se ne può più», ha scritto, «dei libri di Saviano su una denuncia che beneficia solo il suo business». E ha continuato a provocarlo, suggerendogli sarcasticamente di scrivere un nuovo libro intitolato «"I Neonati della Sanità", bambini che invece di succhiare latte succhiano il sangue dei cittadini onesti». Sarebbe coerente, visto che i bimbi descritti da Saviano paiono tutti criminali Il colpo del ko arriva infine dal comico napoletano Biagio Izzo che, ai microfoni di Radio2, prima se la prende con la serie tv Gomorra, dicendo di non averla «mai fatta vedere ai miei figli» perché «offre un' immagine di Napoli che non mi piace, un' immagine forzata, esasperata» in cui abbondano «frasi veramente toste, brutte, volgari»; e poi attacca frontalmente lo scrittore, sottolineando come sia «facile andare via e prendere le distanze, lasciare la città in balia di questa gente» (Saviano da tempo vive lontano dal capoluogo campano, ndr), mentre il vero «modo per aiutare la tua città è stare qua, continuare ad abitare a Napoli». Come dire: non hai diritto a raccontare la città e tanto meno a denigrarla, se non ci vivi, se non la soffri o non la ami quotidianamente. Troppo facile parlare da fuori. Al di là dell'insofferenza contro lo scrittore, la sollecitazione che viene da queste riflessioni è smetterla di ridurre Napoli a un cliché, che possa essere quello criminale di Gomorra o quello lirico-nostalgico di Elena Ferrante. Lasciamo quelle immagini alla letteratura e al cinema, ma non facciamole coincidere con la realtà. Ci sono molte più cose a Napoli di quante non possano essere contenute nei libri di Saviano. di Gianluca Veneziani

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