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Cancellieri, il figlio Peluso: "I Ligresti mi accusano ma non hanno capito nulla. Notti in piedi per salvarli"

Piergiorgio Peluso

Giulio Bucchi
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Piergiorgio Peluso è suo malgrado l'uomo del momento. Sua madre, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, è finita nel polverone per la telefonata a favore della scarcerazione di Giulia Ligresti. Caso spinoso di per sé, figurarsi se lo si ricollega al fatto che l'attuale top manager Telecom Peluso tra 2011 e 2012 per 14 mesi è stato direttore generale Fonsai, il gruppo della famigli Ligresti. Fare 2+2 dà un risultato scontato: conflitto d'interessi. Oltre al danno, però, la beffa: nelle intercettazioni rese pubbliche in questi giorni, proprio i Ligresti non rinunciavano a giudizi severissimi sul figlio della Cancellieri, definito un "idiota" dalla stessa Giulia e accusato dalla sorella Jonella Ligresti di aver tramato con le banche per estromettere la famiglia dal controllo del colosso assicurativo in gravissima crisi finanziaria. La battaglia con i Ligresti - "Non hanno capito nulla, ho passato notti in piedi per salvarli", è l'autodifesa di Peluso affidata al Corriere della Sera. "Quelle accuse arrivano da Jonella e Giulia, che non hanno la più pallida idea di cosa parlano". La chiave della questione è l'aumento di capitale reso inevitabile nel 2011, quando scoppiò la crisi dello spread. "A fine settembre l'Isvap (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni private, ndr) identificò un fabbisogno di riserve per circa 600 milioni. E il mercato immobiliare (vale a dire, gli investimenti dei Ligresti, ndr) pesava in Fonsai più del doppio che in ogni altra compagnia". Di fatto l'aumento di capitale cui si opponevano i Ligresti, sostiene Peluso, fu inevitabile. La situazione precipitò quando il fondo Amber, fatto diventare azionista da Peluso, denunciò le operazioni poco chiare dei Ligresti, facendo scattare l'inchiesta che ha portato all'arresto di Salvatore e delle sorelle Giulia e Jonella. "La consequenzialità di Amber può destare delle domande, lo ammetto - replica Peluso -. Anche noi siamo rimasti stupiti ma erano normali investitori, ce li portò Unicredit. Per me la domanda sulle operazioni con parti correlate fu un fulmine a ciel sereno".  "La famiglia costava 100 milioni" - La crisi però era già conclamata: "Alla famiglia dissi: purtroppo la crisi è più grande di noi, non siamo più in grado di gestirla. Cercammo di vendere pezzi di società e cercai soci esteri, ma nessuno voleva sentire parlare di rischio-Italia in una Fonsai che aveva 30 miliardi di Bto in pancia". Peluso cercò di "tagliare" i costi di famiglia, calcolati in 100 milioni di euro: "Se l'avessi ridotto di due terzi, avrei avuto 60-70 milioni in più in cassa. Loro sarebbero rimasti con una remunerazione importante ma ridotta. Ormai era tanta la pervasità della famiglia che parlavamo di numeri insostenibili". Una pervasività di cui anche mamma Cancellieri forse può essere testimone.

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