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Imane Fadil, l'esito degli esami: cosa svela il sangue, la scoperta clamorosa che cambia il quadro

Davide Locano
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Il giallo si complica, perché nel sangue di Imane Fadil, testimone chiave nel processo Ruby morta lo scorso primo marzo scorso dopo un mese di agonia, non è stato rilevato alcun metallo a livello tossico. Insomma, la pista dell'avvelenamento data per scontata sin dal principio è da prendere con le pinze (seppur resta in piedi la pista dell'avvelenamento radioattivo, come vi spieghiamo nel resto dell'articolo). A svelarlo sono gli esiti degli esami tossicologici eseguiti dal Centro Antiveleni dell'istituto Maugeri di Pavia inoltrati all'ospedale Humanitas di Rozzano, dove la modella è morta. Gli esami sono ora in mano agli inquirenti. Il direttore del Centro, Carlo Locatelli, ha confermato al Corriere della Sera che "campioni biologici della paziente sono stati inviati al centro dall'ospedale in cui si trovava ricoverata, per esami e consulenza tossicologica. È stato richiesto il dosaggio dei metalli, ossia la loro individuazione in liquidi biologici, attività che è stata effettuata, e il cui esito è stato trasmesso alla struttura che lo aveva richiesto. Esito che era ed è evidentemente protetto da privacy". Però, circa le notizie di un sospetto avvelenamento da sostanze radioattive, Locatelli ha precisato che il suo centro "non identifica radionuclidi e non effettua misure di radioattività". L'ipotesi quindi non è esclusa. A questo punto, attesissima l'autopsia che verrà fatta tra mercoledì e giovedì: gli esiti potrebbero rivelarsi decisivi e dare una chiave interpretativa precisa alla morte della modella 34enne. Leggi anche: Imane Fadil, la voce sulla bozza del suo libro

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