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Emilio Fede, la sentenza di Renato Farina: "Ecco che cosa si meriterebbe l'ex direttore"

Davide Locano
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Finirà in galera? Tanti se lo augurano. E conoscendo il suo narcisismo, a costo di farsi male, a Emilio Fede non dispiacerebbe. Prima pagina, accidenti. Gli dessero una telecamera, sarebbe il cronista tragico e spassoso della sua umiliazione e del suo orgoglio. Il vecchio giornalista, 87 anni, aspetta in queste ore di ricevere una notizia piuttosto interessante per lui e molto meno per il mondo ingrato. Ma a noi, che nel nostro piccolo gli vogliamo bene, preoccupa. Sarà rinchiuso in cella, o quest' onta gli sarà risparmiata? Attende un foglietto dei giudici che i carabinieri gli metteranno nelle mani. Non somiglia a quelli che Fede occhieggiava con aria complice e finta sorpresa durante le dirette con Paolo Brosio dal Palazzo di Giustizia di Milano, durane i fasti tenebrosi di Mani pulite. Questo foglietto riguarda lui. Dovrà passare dalla purga del carcere? Come abbiamo scritto ieri, Fede è stato condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per un reato sulla carta vergognoso come una malattia venerea: induzione alla prostituzione. Questa ignominia si stempera però constatando che alla fine la sua condanna è un danno collaterale della guerra del bunga bunga contro Arcore. Leggi anche: Emilio Fede, un video sconvolgente: ridotto così PROIETTILE DI RIMBALZO La procura puntava Berlusconi, ed è stato assolto; ma un proiettile di rimbalzo è finito tra le costole del compagno di senili baldorie. Il sentire comune più che imprese criminali le ha derubricate - secondo i punti di vista - a deplorevoli eccessi o ad allegri sollazzi. Meritevoli al più di disdoro morale o di commenti salaci piuttosto che di condanne tribunalizie. Ma si ha un bel dire e minimizzare, una sentenza è un colpo di spada, e quando arriva a 87 anni sembra la parola finale su un uomo, e questo - anche se Emilio ne ha combinate più di Bertoldo - non è giusto. Rischia di sigillare l' intera esistenza di una persona sotto quelle parole: condanna, prostituzione. Almeno il carcere, no! Magistrati per favore non fate questo perverso regalo all' ego ciclopico di Fede, che ne approfitterebbe per intortarci come le sue memorie dalla prigionia, ove si paragonerebbe non tanto a Pellico, poca roba, ma, Dio ce ne scampi, a Dostoevskij. Parliamo qui di carcere dopo che a paventare l' evenienza è stato il Corriere della Sera, che la sa lunghissima sull' amministrazione dei delitti e delle pene a Milano. Alla sua età, visto che non si tratta di mafia o di corruzione, Emilio dovrebbe ottenere gli arresti domiciliari (a Segrate o a Capri) per 7 mesi e poi l' affidamento ai servizi sociali per i restanti 4 anni. E si va a 91-92. È una limitazione della libertà che può generare claustrofobia per chi come lui ha l' animo e la pratica del giramondo. Ma il Corriere, sapientemente, prospetta un temporaneo passaggio in gattabuia, in quel lasso di tempo che intercorre tra l' ordinanza di carcerazione e il decreto di detenzione domiciliare. Ho scritto onta, a proposito di prigione. Consiste tutta nelle prime ore: uno choc. Subire la perquisizione personale da mani estranee, attraversare le porte metalliche, udire il clangore delle serrature pesa sul morale. Ma quando manca poco ai 90 lo sfregio psicologico è un trapano nella voglia di vivere, e anche se Fede fa mostra di averne all' ingrosso, mi sa che millanta, fa il gradasso vicino alla forca. Qui piace ricordare chi è davvero Fede. Assunto da Enzo Biagi sessant' anni fa al telegiornale unico della Rai, arrivò ad essere il direttore del Tg1. Era in quota socialdemocratica. Non praticava le funzioni. Ma per quel posto occorreva un attestato di devozione: e fece la comunione in San Pietro, accompagnato da Alberto Michelini, il vaticanista amico di papa Wojtyla. Viale Mazzini val bene una messa? Secondo me in quel momento ci credeva sul serio. È un giornalista perfetto e un attore provetto: si immedesima, recita il teatro verità. FONTI E FIUTO Fu il primo a comunicare sul suo Tg4 i missili americani esplosi su Baghdad nel gennaio del 1991. Semplice: Emilio Fede aveva buone fonti e molto fiuto. Soprattutto era lì, sempre lì, nel retrobottega dell' informazione, pronto a esporsi in vetrina, con a disposizione cento camicie azzurre per essere fresco di bucato per rispetto della sua gente. Del resto la sua esistenza negli ultimi trent' anni - senza voler far torto alla povera moglie giornalista e senatrice - ha avuto tre luoghi tipici: i casinò, le case di Berlusconi, e lo studio televisivo. Le sale da gioco e le ville di Silvio gli hanno procurato guai giudiziari, il giornalismo l' invidia dei colleghi. Costoro sempre hanno veleggiato nei suoi confronti tra disprezzo e sussiego: aveva una vita esagerata, ma più esagerata ancora era la bravura. Nessuno mai ha avuto un rapporto così diretto con il proprio telespettatore, sfacciatamente di parte nelle opinioni, preciso allo spasimo e in anticipo su tutti quando c' era da comunicare un fatto. Vorrei tanto saper spiegare ai giovani che è meglio Fede di Fedez. P.S. In serata la notizia è arrivata. Niente carcere per Emilio Fede. Non siamo sicuri lui ne sia troppo felice. Noi invece sì. di Renato Farina

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