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Piero Marrazzo sospeso dalla Rai, cosa non torna: "Se è uscita quella voce...", un gravissimo sospetto

Davide Locano
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Piero Marrazzo è scivolato sui soldi. Sul sesso e sul potere, aveva già dato. Gli mancava questa. Dopo l' avventura sfigatissima da presidente della Regione Lazio, da cui dette le dimissioni perché sorpreso con i calzoni in mano nella stanzetta di una transessuale (una trappola organizzata per ricattarlo da quattro carabinieri condannati), era tornato come da suo diritto in Rai, dove era stato assunto giovanissimo dopo la morte del mitico inviato del Tg2 Jo Marrazzo (in Rai come nelle Ferrovie vigeva questa regola). Nominato nel 2015 corrispondente della Rai da Gerusalemme per Tg1, Tg2, Tg3, Rai News eccetera, si è fatto crescere una vezzosa barbetta bianca, che come ha scritto una rivista femminile «lo rende quasi irriconoscibile, e un po' invecchiato, anche se può sempre vantare un fascino innegabile». Fascinoso senz' altro, ma questo non ha commosso il datore di lavoro che lo ha sospeso dall' incarico per «irregolarità nella gestione dell' ufficio». Leggi anche: Piero Marrazzo sospeso dalla Rai, i dettagli dello scandalo INDAGINE INTERNA L'Adnkronos, che è diretta da uno serio come Gian Marco Chiocci, racconta come tutto sia nato da una lettera anonima spedita qualche mese oltre che a Viale Mazzini anche in Procura (chi ruba in Rai commette peculato). A questo punto è partita un' indagine interna top secret. Hanno esaminato "i libri". È stato licenziato il produttore israeliano, considerato il maggior responsabile. Marrazzo è stato valutato incolpabile (scusate il lessico burocratico) sì, ma «in misura minore», ed è stato rimosso dalla capitale israeliana, senza però perdere l' impiego. Agenzie a raffica. Chiasso sui social. Se fosse per qualche modesta cresta sulle note spese, saremmo davanti a una drammatizzazione esagerata. Allora non dev' essere proprio una faccenda di spiccioli. Bisogna capire il contesto. Un ufficio di corrispondenza strategico, e per di più da una città in stato di guerra perenne, non è come se lo immagina chi non è del mestiere. Non è uno studiolo con la telecamera, e qualche dilettante spericolato che corre tra i missili, con spese di telefono e qualche pasto al ristorante. È un' industria che deve produrre filmati, garantire la sicurezza dei giornalisti e dei cameramen, pagare informatori e curare pubbliche relazioni. Insomma è una fabbrica di fatture. La storia della Rai è costellata di leggende su spese ciclopiche, difficilissime peraltro da verificare in situazioni di conflitto. Gli stessi grandi inviati se le raccontano tra loro, senza mai farci inchieste per una strana solidarietà di casta. Durante la prima guerra del Golfo alcuni fondarono addirittura in un Paese arabo una società per il noleggio di elicotteri senza elicotteri ma con la carta intestata. Volavano con la nostra Marina ma i dollari andavano a quella ditta inesistente. Addirittura si racconta che per farsi dispetti i corrispondenti del Tg1 e del Tg2 davano mance alle ambasciate perché non dessero il visto al concorrente interno. La Rai interviene con circospezione estrema, evita scandali per evitare danni alla sua stessa immagine. Se stavolta ha consentito lo spiffero, senza che per ora nessun partito politico abbia protestato per la purga di un giornalista progressista (è stato governatore per conto del Pd) e neppure il sindacato interno, significa che la faccenda è cospicua, e altrettanto cospicua dev' essere perciò la presunzione d' innocenza, e il diritto alla difesa di Marrazzo che ha promesso di far udire al più presto la sua voce. I TRE VIZI Come scrivono costernati i nocerini in un comunicato Ansa da Nocera Inferiore, città campana da cui origina la sua famiglia: «I guai del figlio di Jo Marrazzo non finiscono mai». Bisogna averci un certo carisma. Lussuria, avidità, potere: i tre vizi, secondo il grande poeta T. S. Eliot, riguardano tutti e più o meno ne sono sfiorati in vita la grandissima maggioranza di uomini e donne. Ma è un caso raro che uno se li tiri in testa tutti e tre con gran rumore e disdoro. Ridiciamolo: sesso e potere sono stati praticati da Marrazzo con gran rumore di ossa rotte (le sue) ma senza alcun reato. E quest' ultima storia potrebbe rivelarsi un equivoco, un ingenuo «omesso controllo». Di certo, se fosse confermata questa faccenda delle irregolarità, sarebbe uno che dev' essersi fatto il malocchio da solo. Tutti peccano. Ma lui si fa beccare sempre. Qualcuno, anzi tanti rubano o rubacchiamo, ma in Italia - dicono le statistiche - ne acciuffano uno su cento: lui - ammesso e non concesso sia vero - dev' esserselo scritto in fronte di notte. Magari un po' di profilo basso, di umiltà e cura nei comportamenti, anche in un baraccone famoso per il verbo scialare, sarebbe stato non solo moralmente doveroso ma perfino elegante. Dopo che entri in politica, e ne esci con disonore a cavallo di una trans, tutto diventa complicato. Occorre avere una gran forza d' animo - a meno che si sia protetti da una famiglia reale, come Lapo Elkann - per riproporre la propria faccia a milioni di persone tutte le sere. E a questo coraggio diciamo bravo. Ma a questo punto bisogna sapere che ti faranno l' esame del sangue. Se appari al Tg1 e al Tg2 da un posto di gran prestigio e di grandi fatturati, dopo una carriera con questi disastri, il buon senso impone di essere come la moglie di Cesare. Che - sia chiaro - non era una drag queen. di Renato Farina

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