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Al casting per le facce nuovesi presenta solo una vecchietta

Maria Antonietta Tamburriano

Dovevano essere 120 candidati e invece si è presentata solo una persona: una militante settentenne. Il meeting è stato rinviato

Nicoletta Orlandi Posti
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Dovevano essere 120 candidati, e invece se n'è presentata solo una, pagando 120 euro di taxi. Ai casting di Villa Gernetto, a Lesmo (Mb), già sede dell'Università del Pensiero liberale, dove ieri – alla presenza di Silvio Berlusconi – si doveva selezionare la nuova classe dirigente di Forza Italia, c'era un'unica aspirante: una donna settantenne, impellicciata, arrivata a inizio mattina da Rapallo in treno e poi in taxi da Milano, per essere la prima ad accedere alla nuova corte di Silvio. «Sono venuta qui dalla Liguria per vedere come fosse la situazione e se ci fosse possibilità di candidarsi», ammette. Maria Antonietta Tamburrano, questo il suo nome, è una fedelissima di Berlusconi da tempi non sospetti, abituata a votarlo e a comparire spesso alla soglia delle sue residenze, nella speranza di essere ricevuta. Mentre il tassametro avanza e il tassista gongola, lei se la prende comoda e ci racconta in breve la sua storia. «Sono un'ex imprenditrice. Ho lavorato prima come manager e poi come direttore commerciale in un'azienda. In quegli anni ero talmente presa dal lavoro che non ho mai avuto il tempo di dedicarmi alla politica. Adesso invece...».  Ecco spiegata la ragione del suo viaggio e della sua lunga attesa: scendere in campo e diventare il volto nuovo di Forza Italia. Non proprio un volto giovane – si potrà obiettare – ma sicuramente un volto nuovo. Facce più sbarazzine appaiono invece nel primo pomeriggio quando, di fronte all'ingresso di Villa Gernetto, si ferma uno scuolabus pieno di bimbi, di proprietà della ditta «Angelino». «Che il rinnovamento passi ancora dal nome dell'attuale segretario?», si chiedono alcuni curiosi. In realtà i casting voluti da Silvio Berlusconi, per scegliere la classe dirigente del centrodestra del futuro, stando a quanto rivelato dal Corriere della Sera, avrebbero dovuto coinvolgere più di un centinaio di giovani, indicati direttamente da amici del presidente del Pdl e da rappresentanti di importanti associazioni di categoria, come Carlo Sangalli di Confartigianato. Il fatto che fossero selezioni già chiuse in partenza e dunque casting predefiniti ci appare chiaro dalla risposta del coordinamento regionale del Pdl alla nostra richiesta di candidatura: «Le domande con curriculum vanno presentate direttamente a Villa S. Martino, ad Arcore. È Berlusconi infatti a decidere, non il partito». Ma le scelte devono essere già state fatte, se è vero che da Publitalia – che avrebbe dovuto coordinare il casting – ci comunicano che le liste sono complete e non c'è più posto per noi, aspiranti forze fresche in Forza Italia. «Se vuole, teniamo comunque presente la sua candidatura», ci dicono. «Intanto le possiamo comunicare che il casting è stato rimandato: non si terrà più stasera (ieri sera, ndr), come previsto, ma in una data da stabilire» (la Santanché ha fatto riferimento a un evento stasera nella sede romana di Forza Italia, ma alcuni fedelissimi dell'ex premier sostengono che l'appuntamento sia stato definitivamente rinviato dopo un aspro confronto Alfano-Berlusconi nella mattinata).  Di cena solo per soci e dipendenti di Publitalia parla invece Simone Furlan, ideatore dell'esercito di Silvio: «Io non ne so nulla. Si tratta di un evento privato». Tutto fa insomma pensare che non ci siano grandi margini per inserirsi tra i pretendenti forzisti 2.0, ma che i profili siano stati già individuati sulla base di segnalazioni e suggerimenti. Non primarie o «forzarie» aperte, dunque, né un concorsone libero che peschi talenti nella società civile e tra le nuove generazioni, ma un vecchio meccanismo per cui i dipendenti delle aziende di Berlusconi – stavolta, si spera, scelti tra i migliori – vengono cooptati e promossi a ruoli dirigenziali anche a livello politico. Se questa doveva essere la rivoluzione e l'inizio di una nuova era per Forza Italia, c'è di che restar delusi. A meno che il capo non voglia essere coerente col metodo seguito e ribattezzare il nuovo partito «Publitalia». di Gianluca Veneziani

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