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Claudio Borghi, il piano per far saltare in aria il governo sulla manovra: "Mi metto comodo e sto a guardare"

Giulio Bucchi
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Basterà stare a guardare. Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio della Camera avrà tra le mani il destino della manovra e dunque del governo giallorosso, ma l'economista euroscettico e deputato della Lega (il collega Alberto Bagnai è specularmente presidente della Commissione Finanze del Senato) non intende muovere un dito né condizionare l'iter della legge. Per correttezza istituzionale, ma anche perché non servirà: Pd, M5s e Italia Viva "hanno già i loro problemi - spiega al Corriere della Sera -, io sarò corretto come sempre. Certo, resterò in attesa, con un certo divertimento, per quello che accadrà".   Leggi anche: Manovra, buco e spread alle stelle. Perché nessuno ne parla? Un sospetto... "Il presidente non vota e quindi è un voto in più per la maggioranza", chiarisce subito. Soprattutto, non farà ostruzionismo, anche se avrà il potere di dichiara ammissibili o meno gli emendamenti. "L'anno scorso ne dichiarai inammissibili 1.000 su 4.000 mila, molti anche della maggioranza - rivendica Borghi -. Ma in realtà non è un potere discrezionale: basta rispettare le regole. Gli emendamenti devono essere erga omnes e devono essere di spesa". Il problema vero è che questa manovra "parte molto male", con "norme contestate da tutti, come plastic tax e auto aziendali. Ma anche l'articolo 4 su appalti e subappalti. Comincia a essere lunga la lista di cose da cambiare, a saldi invariati". In altre parole, suggerisce il leghista, basterà aspettare che la maggioranza imploda da sola: "L'anno scorso eravamo due partiti e più omogenei. Quest'anno sono in quattro. Prevedo una guerra all'ultimo emendamento. Io mi metterò comodo e starò a guardare. Non escludo anche che ci sarà un certo divertimento".

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