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Boccia vuole tassare Google, ma il suo sito se lo fa in Canada

Il deputato Pd impone ai giganti del web di aprire partita Iva in Italia per ragioni fiscali, ma il suo portale è registrato a Toronto

Roberto Procaccini
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Il paladino del protezionismo del web italico ha il sito registrato presso una società canadese. Già, Francesco Boccia, il deputato democratico padre morale della "Google Tax" (provvedimento che impone alle multinazionali del web che operano in Italia di aprire nel Belpaese partita Iva per pagare qui le tasse), è titolare di un dominio depositato a Toronto dalla Tucows, gigante da 200 dipendenti e 80 miliardi di fatturato con stabili basi in Nord America. Esattamente il prototipo di azienda virtuale che oggi Boccia vuole sottoporre a tassazione. Gli equivoci - La web tax congegnata dal parlamentare pugliese non è piaciuta neanche a molti dei suoi compagni di partito. A partire dal neosegretario Matteo Renzi che, secondo quanto riporta Tempi, è molto scettico sulle possibilità di successo di una norma solo italiana su una questione sulla quale dovrebbe legiferare la Comunità Europea. Ma a mettere il dito nella piaga è la testata online l'Intraprendente. Stando a quanto riportano il servizio di Matteo Borghi e le prime rettifiche registrate tra i commenti, Boccia avrebbe affidato l'hosting del proprio sito istituzionale ad Aruba, società italiana di Internet Service Provider. La quale ha poi affidato la registrazione del dominio alla canadese Tucows.

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