De Bortoli: "Letta poco coraggioso, furbetto democristiano. Siamo una Repubblica dei mandarini"

Il direttore del Corriere della Sera va giù duro col premier: "Una brava persona, ma il Salva Roma era impresentabile. A gennaio nuovo contratto con Alfano e Renzi, ecco cosa può separarli"
di Giulio Bucchidomenica 29 dicembre 2013
De Bortoli, il direttore del Corsera

De Bortoli, il direttore del Corsera

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Alla fine anche Ferruccio De Bortoli ha alzato bandiera bianca: il premier Enrico Letta è "poco coraggioso" e assomiglia a un furbetto democristiano. E' servito il "Salva-Roma", definito dal direttore del Corriere della Sera "un impresentabile insaccato misto di piccoli provvedimenti, spesa pubblica a coriandoli sostenuta da questa o quella lobby". Niente male, come stroncatura. In fondo, quel milleproroghe mascherato (il vero Decreto Milleproroghe il Consiglio dei ministri lo varerà oggi, venerdì 27 dicembre) è un po' lo specchio del governo e della classe politica italiana: chi ci governa, spiega De Bortoli, è incapace di programmare per tempo ed eternamente schiavo "di interessi minimi e particolari, spesso in barba a ogni (finta) disciplina di partito". Una carezza per Renzi - L'editoriale del direttore ha un retrogusto renziano. Prima concede una carezza a Letta, "politico preparato, accorto, forse troppo prudente, persona per bene e dai solidi principi". Poi però lo abbatte spiegando che il suo è un esecutivo "indebolito da spinte contraddittorie", da una parte quella "attivista" e riformatrice di Matteo Renzi (in pratica, una medaglia al valore apposta sul petto del segretario Pd) e dall'altra "i timori del Nuovo Centrodestra di Alfano che rischia di essere il vaso di coccio di un governo a forte impronta Pd".  Odore di crisi - L'editoriale del Corsera contiene una fosca profezia che arriva nello stesso giorno del forcing del ministro Kyenge sullo ius soli: "I temi del lavoro possono tenere insieme" Letta, Alfano e Renzi, "quelli sull'immigrazione e le unioni civili definitivamente separarli". Come andrà a finire, suggerisce De Bortoli, lo si dovrà capire nel giro di pochi giorni, a inizio anno: serve un nuovo "contratto di governo": "meglio poche cose, importanti per la funzionalità del processo decisionale del Paese, per il lavoro, le famiglie e le imprese ma con elevata possibilità di tradursi in atti concreti, efficaci, reali". Se quel patto tra Letta, Renzi e Alfano (con Napolitano benedicente) allora l'Italia sarà ufficialmente in mano "a Grillo e ai populismi di ogni sorta", "ai burocrati dei ministeri". Dalla Repubblica delle banane a quella "dei mandarini".

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