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Alessandro Sallusti, dopo l'approvazione dell'ultimo decreto la gestione della crisi chiama in causa le banche

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Alessandro Sallusti, nel suo editoriale di oggi sul Giornale, spiega che con l' approvazione dei primi decreti economici (molto discutibili), ora tocca a fare la loro parte, per la crisi causa dal coronavirus, anche ai banchieri. La tenuta del sistema Paese passa ora dalle loro mani. La burocrazia bancaria  in molti casi è una bestia non meno infida di quella statale. Le banche, scrive Sallusti, da oggi sono la nostra seconda Protezione Civile, devono soccorrere i feriti economici e rimuovere con cautela le macerie imprenditoriali con la stessa velocità e generosità che nelle catastrofi naturali dimostrano pompieri, medici e volontari.

 

 

Il giornalista cita un caso per rendere chiara la situazione: "C' è un banchiere italiano, ai più sconosciuto, che dovrebbe essere preso come modello. Il suo nome è Amadeo Peter Giannini, emigrante italiano a San Francisco all' inizio del secolo scorso. Aveva una piccolissima banca che, a differenza delle altre, prestava soldi non solo ai benestanti ma soprattutto ai bisognosi. Quando, nel 1906, la sua città venne devastata dal terremoto e le grandi banche, spaventate, strinsero i cordoni del credito, lui mise su una baracca al porto e affisse un cartello: «Qui si prestano soldi come prima e più di prima». In pochi anni quella banca divenne la più grande al mondo, la Bank of America". Anche perché, conclude Sallusti, un Paese che nel momento del bisogno non può contare sulle sue banche è un Paese senza futuro. E una banca senza Paese è una banca morta.

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