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Franco Bechis contro l'app Immuni: "Regime di semi prigionia, non possiamo affidare i nostri dati alla classe politica"

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A Franco Bechis l'idea di un'applicazione che controlli i contagi non piace proprio. "Per riacquistare dunque un pizzico di libertà dal regime di semi prigionia in cui ci hanno tutti confinati da più di un mese sarà necessario cederne ben più intima e ben più delicata" esordisce nel suo editoriale sul Tempo. Il direttore fa riferimento all'app "Immuni" messa a punto dalla società italiana Bending spoons spa e concessa gratuitamente al governo italiano. Per quanto non sia obbligatoria, visto e considerato che la nostra Costituzione lo vieta, "Immuni" deve servire a tracciare tutti gli spostamenti e i contatti con altre persone avute da eventuali sintomatici al virus che venissero scoperti. In sostanza l'applicazione si collegherebbe via Bluetooth con i telefonini di tutte le persone che si incontrano nei vari momenti della giornata lavorativa e familiare.

 

 

Si tratta - ribadisce Bechis - di "un'app volontaria, ma è evidente che se tutti la rifiutassero e se comunque non accettasse di scaricarla (gratuitamente) la maggioranza assoluta dei cittadini, la sua utilità sarebbe scarsa se non proprio nulla". Ma mai dire mai perché secondo Bechis gli italiani soffrono in qualche modo della sindrome di Stoccolma, "quella che talvolta colpisce le persone a lungo sequestrate che fanno il tifo per i loro sequestratori e talvolta se ne innamorano pure". Per questo nella trappola potrebbero finirci in molti: "Da parte mia - avverte Bechis - posso solo consigliare di non farlo, di non cedere la propria libertà personale fino a quel punto. Il mondo ci ha insegnato in questi anni che dati così personali e sensibili sfuggono al riserbo con grandissima facilità. Figurarsi se dobbiamo affidarli nelle mani della nostra classe politica".

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