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Fiorello compie 60 anni, per regalo dategli un "Late Show"

Rosario Fiorello

La Rai ne ignora il genetliaco (ma può rimediare...)

Francesco Specchia
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Lo sanno tutti. Da decine di spot televisivi -e annunci del festeggiato che hanno il sapore d’un allegro esorcismo- tutti sanno che Rosario Tindaro Fiorello compie 60 anni.

Forse, per paradosso, l’ha dimenticato soltanto la Rai. Ma non dubito che gli alti vertici di viale Mazzini, avvertiti, provvederanno a festeggiarlo, e ad inserirlo fra gli dei del servizio pubblico –Mike, Corrado, Tortora, Angela, Arbore, lo stesso Baudo-. Concedendogli, magari, finalmente, il sogno di quel leggendario Late Show americano stile Letterman o Stewart o Colbert ma all’italiana, nel cui varo, da decenni, ogni direttore generale ha sempre fallito. Fiorello compie 60 anni. E per noi adolescenti degli anni 80 cresciuti prima a Dee Jay Television e poi a Karaoke, questo dà la sensazione fastidiosa che il tempo passi; ma anche che il talento delle anime semplici possa con gli anni rendere gli uomini migliori fino a trasformarli in miti pop a loro insaputa. Ho conosciuto Fiorello decenni fa a Cannes, ad un’orchitica convention Rai in cui era pagato per intrattenere gli investitori per un’oretta. Sul palco Fiore entrò in una trance creativa che nemmeno Jackson Pollock quando gocciolava sui quadri: finì tre ore e mezza dopo, tra gli astanti che si torcevano in risate incontrollabili, compresi alcuni sceicchi di Dubai che non capivano una parola d’italiano. Passione pura. Dire qui che Fiorello sia la reincarnazione di Totò abbinata ad mostruose abilità d’intrattenimento che spaziano da Petrolini a Gianni Morandi, bè, è una banalità. Come è superfluo affermare che Fiore non possieda nulla del divo; ma, anzi, è un catanese fondamentalmente timido che ha problemi con l’adolescenza della figlia e con la prostata, che soffre d’insonnia e resta intimorito dalla spesa al supermarket, che ha vissuto l’abisso della droga e il riscatto nella famiglia, e che non ha mai superato il dolore della morte del papà finanziere tutto d’un pezzo. Fiore è fragile. Ed è questa la sua forza. Lo storico delle religioni Elemire Zolla scomoderebbe per lui il concetto di “stupore infantile”: Fiorello vive ogni rapporto ed ogni esperienza nello sguardo, nell’entusiasmo e nella deferenza di un bambino. Ha trasformato il dolore in sorrisi, ha fatto della propria insicurezza il viatico per scoprire nuovi mondi, per sperimentare nuove tecniche di guerrilla-spettacolo.

 

L’ultima mossa è stata la co-conduzione laterale di Sanremo (Fiore è sempre laterale, non alla Fazio ma alla Gerry Scotti o De Filippi, concede all’ospite sempre la prima e l’ultima parola): ha estratto da Amadeus il meglio e l’ha reso macchina da guerra. Prima ancora aveva valorizzato i tesori delle teche Rai e il portale di RaiPlay per creare una rivoluzione nel cross over dei palinsesti web e televisivi. E prima ancora era migrato sul satellite a Sky Uno; e, agli albori del web, aveva ripreso un’idea di Gianni Ippoliti, la lettura mattutina dei giornali con gente comune, e aveva trasformato un bar romano di periferia nel set dei Soliti ignoti, laddove apparivano caratteri come Er Pompa il benzinaro, il Depresso, i Gemelli di Guidonia. Ricordo che allora, i social impazzirono per la prima volta grazie a uno showman tv. Non uno showman da poco, intendiamoci. Fiore, ai quei tempi, era già l’uomo da 10 milioni di spettatori di Stasera pago io, delle partecipazioni in gara all’Ariston, delle imitazioni di Viva Radio2 (Costanzo, Vespa, il Berlusca, Morgan, La Russa, Prodi, Vasco Rossi, monsignor Milingo, indistinguibili dagli originali) un programma che rilanciò la “radio di parola”. Era già, industrialmente, una gallina dalle uova d’oro. Ma, raggiunto l’ennesimo successo ha sempre spiazzato, cambiando prospettiva. Ed ecco il tutto esaurito nei teatri, le battaglie civili contro la chiusura degli ospedali e per gli insegnati, e a favore delle forze di polizia e della liberalizzazione della cannabis. Se continua così, senza accorgercene ce lo troveremo a Palazzo Chigi. Auguri, Fiore…

 

 

 

 

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