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Coronavirus, Alessandro Sallusti: "Lo stop sui treni per non darla vinta ad Alberto Zangrillo"

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Sul pasticcio dei treni, prima riaperti al 100% e "richiusi" a tempo record, si esprime Alessandro Sallusti su Il Giornale. Il direttore, nel suo fondo, si interroga: "E se non fosse colpa del virus ma della politica presa in ostaggio da bande di scienziati che si fanno la guerra tra loro sulla nostra pelle?". Si tratta della faida tra quelli che definisce "rigoristi e negazionisti per il controllo del potere sulla sanità". Dunque, Sallusti sgancia la bomba: "Qualcuno, a proposito della reintroduzione del distanziamento in carrozza, a microfono spento lo ammette: Non potevamo darla vinta a Zangrillo e soci, cioè a quella parte del mondo accademico e clinico che mette in dubbio la competenza - e soprattutto la fondatezza dell'allarmismo continuo - dei colleghi del Comitato tecnico scientifico, il braccio armato del governo".

 

Il punto è che secondo il direttore l'aver tolto le misure di sicurezza in carrozza "era suonato di fatto come un'ammissione di ritrovata normalità che mal si conciliava con il prolungamento dello stato di emergenza chiesto e ottenuto solo pochi giorni prima da Giuseppe Conte". Largo al sospetto di Sallusti, ovvero che il Cts "non sia più il luogo di consulenza per i politici ma si sia trasformato lui stesso in fabbrica di emergenza continua per autoalimentare il proprio ruolo di potere, oltre che la visibilità mediatica e la gloria dei suoi membri". Infine, la durissima conclusione: "Intralciare inutilmente il lavoro di due grandi aziende strategiche per il paese (Trenitalia e Italo, ndr) e rallentare i nostri spostamenti per non darla vinta a Zangrillo non è da scienziati, è da bambini viziati di fama (immeritata)", conclude Sallusti.

 

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