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Mario Draghi, il discorso d'addio a Bankitalia? "Peccato che se ne stia andando": perché quel giorno iniziò la sua scalata a Palazzo Chigi

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La strada che ha portato Mario Draghi a Palazzo Chigi era segnata forse già da 10 anni. "Peccato che stia per andare a Francoforte, ha presentato un ottimo programma di governo", commentava sconsolato il 31 maggio 2011 un imprenditore, secondo quanto riporta il Tempo. Era l'ultimo discorso di SuperMario da governatore della Banca d'Italia, negli anni successivi avrebbe guadagnato la fama di "salvatore" dell'Eurozona con il famoso Whatever it takes. Ma Draghi parlava già da premier, ed è impressionante rileggere oggi le sue parole di allora: giustizia civile, istruzione, concorrenza, infrastrutture, precariato, relazioni industriali e bassa occupazione femminile.

 



C'era anche il capitolo finanza, già tristemente famoso dopo la crisi del 2008: le grandi istituzioni finanziarie "devono poter fallire, se necessario: in modo ordinato, mantenendo in vita le funzioni essenziali della banca e del sistema dei pagamenti, senza che i costi del loro dissesto siano sostenuti dai contribuenti, ma dagli azionisti e da alcune categorie di creditori". C'era poi il tema della partecipazione femminile al mercato del lavoro, un "fattore cruciale di debolezza del sistema".  

 


Inquietante pensare come i temi sul tavolo allora siano drammaticamente gli stessi che bloccano l'Italia nel 2021, Covid o non Covid. Delle due, l'una: o Draghi era stato profetico, oppure la situazione del Paese è talmente incancrenita da far sospettare che non possa bastare nemmeno uno come lui per risolvere, in pochi mesi, il rompicapo-Italia.

 


 

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