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Ardea, i sospetti di Franco Bechis: "Non è stato un gesto folle, ma una vera esecuzione. C'è qualcosa di più"

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Qualcosa non torna nella follia che ha spinto un uomo di Ardea, Roma, ad aprire il fuoco su tre innocenti: un 74enne in bicicletta e due fratellini al parco. Quanto successo nella giornata di domenica 13 giugno ha qualcosa di inspiegabile secondo Franco Bechis che definisce il pazzo gesto come una vera e propria "esecuzione". Sulle colonne del Tempo il direttore del quotidiano ripercorre la vicenda e quelle drammatiche ore in cui l'uomo, il 34enne Andrea Pignani, venne definito "psicolabile": "E certo vedere un uomo che punta la pistola alla testa e alla gola di due cuccioli come David e Daniel non può fare credere ad altro che a follia". Eppure, rispetto alle notizie circolate sul presunto Tso subito "non c'è ne è traccia ufficiale, e anzi l'ipotesi è stata negata dal sindaco di Ardea che avrebbe dovuto firmarli e tenerne copia. Di sicuro si sa solo che la pistola che Pignani aveva in mano era quella del padre, che faceva il vigilante ed era morto ancora in giovane età qualche mese fa". Ed è da qua che si sollevano i primi dubbi: "Quella pistola - spiega Bechis - doveva essere riconsegnata dalla famiglia e a dire il vero pretesa dalle autorità di pubblica sicurezza subito dopo il decesso dell'unico che aveva titolarità ad averla nelle sue mani. Ma non è stato fatto". Una scelta gravissima, ancora più se si considera che chi viveva dentro quell'abitazione era stato segnalato alle forze di polizia in tempi molto recenti per avere minacciato la madre con un coltello.

 

 

Ma non è il solo dubbio. "L'assassinio - si legge ancora - ha avuto ieri mattina le modalità di una vera e propria esecuzione, come se a sparare fosse un killer e non un uomo non abituato a maneggiare armi e in preda alla follia. Andrea non è uscito di casa con quella pistola sparando all'impazzata verso tutto e tutti e colpendo per caso chi passava di lì. Ha scelto i suoi obiettivi e preso la mira per fare partire colpi mortali. L'impressione è che ci sia qualcosa di più da scoprire".

 

 

Anche gli inquirenti stanno cercando di fare chiarezza su un dramma che ha lasciato tutti allibiti. Al centro delle indagini anche "se l'assassino e il padre dei bambini si fossero mai conosciuti prima, avessero discusso". Il papà era agli arresti domiciliari per una condanna per traffico di stupefacenti e l'anno scorso in primo grado fu condannato a due anni per un presunto agguato a due pizzaioli di Ostia legati al clan Fasciani.

 

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