Cerca
Cerca
+

Roman Pastore, Giampiero Mughini zittisce Selvaggia Lucarelli e sinistra: "Anche le mig***e. E non rompetemi i cog***i"

  • a
  • a
  • a

"Lo aveva, e allora?". Giampiero Mughini scrive a Dagospia per difendere a spada tratta Roman Pastore, il giovane candidato nella lista di Carlo Calenda a Roma preso d'assalto da certa sinistra (e pure da Selvaggia Lucarelli) con un capo d'accusa delirante: essere apparso sui social con al polso un orologio simil Rolex. Troppo costoso, insomma, per essere un candidato credibile di centrosinistra.

 

 

 

 

In nome della sacrosanta libertà di essere e di apparire, Mughini verga righe durissime sul caso: "Giudico (in silenzio) una persona che ho davanti da cento cose, non certo dall’orologio che ha al polso". E fin qui, siamo all'ABC. Ovvio, direbbe qualcuno. Mica tanto, nel marasma del politicamente corretto (ma quale, poi?) della gauche italica. E così il giornalista-ultrà juventino mette in chiaro qualche punto: "Ciascuno porta l’orologio, la giacca, la cravatta, il mantello, la montatura degli occhiali che vuole, e che nessuno ha il diritto di rompergli i cog***i". A Selvaggia e ai suoi accoliti nei dintorni del Pd saranno fischiate le orecchie. 

 

 

 

 

 

"Io adoro il mio Swatch in plastica che costa sì e no 90 euro, e non lo darei in cambio per nessuno di quegli orologi sontuosi di cui leggo che costano parecchie migliaia di euro a cadauno. In compenso, e alla faccia di chi non mi vuole bene ho speso una caterva di soldi nella mia vita a comperare le prime edizioni dei libri di Eugenio Montale, che sono tanti e che ho tutti". Se però il buon Pastore preferisce spendere i soldi in orologi e altre amenità, liberissimo di farlo. 

 

 

 

 

 

"Non deve rendere conto a nessuno o meglio sì, all’Agenzia del Fisco - puntualizza ancora Mughini -. Io nella terza di copertina dei miei libri metto solo che abito e lavoro a Roma, e nessunissima grande impresa di cui sia stato eventualmente autore. Un’altra cosa però la metterei, e tanto per chiarire chi sono e quel che faccio. L’importo netto del mio reddito annuo e il relativo carico fiscale che ci ho pagato sopra. Tanto per chiarire. Tanto perché lo sappiano eventualmente i miei nemici ma anche i miei amici, tipo Fulvio Abbate".

 

 

 

"La differenza tra i soldi guadagnati e i soldi dati al fisco è mio diritto essermela sparata come e quando volevo, eventuali mign***e niente affatto escluse. Non che io voglia fare attività pubblica", conclude Mughini prima di lanciare un avvertimento: "Che nessuno ci provi a rompermi i co***i ove domani mi venisse in mente di mettermi chissà quale orologio al polso. O magari in punta al naso. Così, per farlo un po’ strano". Come dargli torto. 

 

 

 

 

Dai blog