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Mel Brooks, a 95 anni il genio delle risata sempre in sella

Foto: Mel Brooks

Gli esordi, la povertà, Hitchcock, l'irresistibile ascesa della comicità ebraico-newyorkese

Francesco Specchia
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«E sì che ero stato molto attento. Avevo scelto il copione sbagliato, il regista sbagliato, il cast sbagliato. Come è potuta andar bene?». La domanda è lecita, e a me ricorda la sua interpretazione di Amleto nel remake da Lubitsch To be o not to be.

C’è qualcosa di terribilmente profetico nella frase attributa a Max Bialystock, protagonista del suo Non toccate le vecchiette (1969, premio Oscar); frase che Mel Brooks usa per epigrafare Tutto su di me! la sua lussureggiante biografia, oggi uscita per La nave di Teseo. Brooks è l’ultimo dei giganti comici a vagolare ancora sulla Terra. A 95 anni si dimostra ancora un vulcano che erutta lapilli di  humour ebraico newyorkese; e ci concede flashback struggenti e aneddoti esilaranti della sua esistenza partita col piede sbagliato. Il libro comincia dal cambio di nome (in realtà si chiama Malvin Kamimsky, «perfetto per un professore di letteratura russa»); passa per la sua famiglia di quattro figli orfana di padre con una madre dall’altezza morale inversamente proporzionale a quella fisca; attraversa i mestieri più disparati da fattorino a voce per la pubblicità di una penna a sfera; arriva all’esperienza di guerra in marina, che si mescolava ad un esplosivo lavoro di scrittura (La mia giornata galleggiante, uno dei suoi primi scritti su una nave, ha chiaramente ispirato David Foster Wallace); e approda al rapporto stroboscopico con la moglie già famosa Anna Bancroft, suo pigmalione e col figlio Max dislessico e ora scrittore cult. Ma, oltre a foto inedite, il filo rosso del racconto passa per il suo cinema. A qui affiorano le amicizie a Hollywood, le collaborazioni con Sid Caesar, Gene Wilder, Madeleine Kahn, Alfred Hitchcock (buonissima forchetta), i martedì sera nei ristoranti cinesi di New York con un cenacolo di folli capitanato dallo scrittore Joe Heller e da Mario Puzo, quello del Padrino che lui chimava “Mario il mangione”. E Brooks è soprattuto lo spirito dissacrante dei suoi film, molti dei quali, per noi, della stessa fierezza comica dei film di Totò ma con la matrice di Neil Simon

Per Brooks «se sei un vero comico devi far sballicare, sennò sei solo una persona simpatica». E ha ragione. I suoi film sono entrati nella leggenda della comicità:  sono classici imperdibili come Per favore, non toccate le vecchiette, Frankenstein Junior, La pazza storia del mondo, Balle spaziali, Robin Hood – Un uomo in calzamaglia. Brooks svela il dietro le quinte della carriera, ripercorre i suoi successi e ci ricorda che -per dire- i suoi sketch negli anni 50/60 sono conservati nella Biblioteca del Congresso di Washington, accanto ai capolavori di Hemingway e Roth.  Brooks ci ha insegnato il ritmo stesso della risata. Anche quando afferma, sul sul suo libro: è roba potente e intensa come la Bibbia, «ma molto più divertente»...

 

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