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Massimo Cacciari, l'indiscrezione: "Il patto di sangue tra Mario Draghi e Sergio Mattarella"

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In politica vige la confusione più totale. Lo sa bene Massimo Cacciari che a riguardo non ci va per il sottile. Il giorno dopo lo sfogo di Mario Draghi. che ha visto il governo andare sotto quattro volte sul Milleproroghe, il filosofo se la prende con i partiti. "Questo sistema è morto - non attende a dire a La Stampa - E l’allargamento della forbice tra ceto politico e opinione pubblica può essere foriero di qualsiasi avventura. Non penso a sconquassi novecenteschi, ma a pesanti crisi economiche e sociali sì. Bisogna rivedere in fretto il ruolo dei partiti e la funzione del Parlamento".

 

 

Gli stessi partiti che si sono dimostrati deboli anche nell'elezione del presidente della Repubblica. Non riuscendo a trovare altri candidati in grado di salire al Colle, le forze politiche hanno chiesto il bis a Sergio Mattarella scatenando Cacciari: "Sarebbe ora che la politica se ne accorgesse, perché questo è il tema dei temi. Ma è come se fossimo di fronte a dei malati che non si vogliono curare. Che non intendono discutere il loro male e, anzi, lo nascondono". Da qui quella che lui stesso definisce la necessità di un ripensamento completo dell’agire politico e un ripensamento delle istituzioni. In ogni caso per l'ex sindaco di Venezia, l'unica personalità a cui ancora attribuiamo un po' di sacralità è la presidenza della Repubblica: "Forse abbiamo nostalgia di un re, ma ci stiamo avvicinando visto che chi sale al Colle ci rimane 14 anni. Ci sarebbe da ridere, se non venisse da piangere. Ormai allunghiamo tutto. Pure i 5 Stelle vogliono il terzo mandato. E anche i sindaci e i presidenti di Regione: 15 anni in carica!".

 

 

L'unico ad aver beneficiato della rielezione di Mattarella? Matteo Salvini. Per Cacciari infatti il leader della Lega ha ottenuto "che Draghi è rimasto al suo posto e che ha scongiurato il rischio del voto. Senza Mattarella, con cui, ha un patto di sangue, Draghi avrebbe fatto saltare il banco". Non a caso già nella riunione con i capi delegazione il premier ha mostrato un cambio di passo: più rigido e più fermo nelle sue posizioni.

 

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