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Tagadà, Federico Rampini: "Così Joe Biden ha sorpreso Vladimir Putin", il ribaltone diplomatico

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"Un vertice estremamente simbolico". Lo definisce così Federico Rampini il faccia a faccia tra l'Unione europea e Joe Biden. In collegamento con Tagadà, il programma di La7 condotto da Tiziana Panella, il corrispondente di Repubblica ricorda che l'incontro arriva in concomitanza con altri vertici importanti: la Nato e un G7. "Si tratta di mostrare il fronte più compatto possibile nella condanna all'aggressione russa all'Ucraina e alle sanzioni economiche molto dure". In sostanza per Rampini "si cerca di mostrare che non c'è un distinguo o una smagliatura".

 

 

Una decisione che lo stesso giornalista - ospite nella puntata di giovedì 24 marzo - definisce "importante": "Questo è sorprendente per Vladimir Putin perché non si aspettava di avere un effetto così paradossale, non era nei suoi piani". Almeno però fino ad ora, visto che "in questa guerra i trionfalismi non esistono". Già a DiMartedì Rampini aveva spiegato la sua teoria sulle motivazioni che hanno spinto lo zar a "vendicarsi".

 

 

Per lui il tutto è causato da un fallimento: "È vero che abbiamo allargato la Nato troppo vicino alle sue frontiere - spiegava - creano una sorta di insicurezza nell’animo russo, però attenzione perché gli abbiamo anche aperto le porte del G7, offerto una partnership nella Nato a fine anni ’90. La teoria di accerchiamento ad uso e consumo significa che Putin non è mai riuscito a modernizzare il suo paese". Questo "lo ha reso sempre più povero e arretrato, non omologato all’Europa, quindi reagisce come facevano gli zar: la storia degli zar è piena di modernizzazioni fallite che si rovesciavano in una sorta di ansia di vendetta nei confronti dell’Europa". 

 

 

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