Ex fedelissimo

Valerij Gerasimov, "a quale rischio ha esposto Vladimir Putin": conferme sul generale sparito, la verità sulla purga

Chissà che faccia aveva Valerji Gerasimov. Se lo chiede Domenico Quirico, il giornalista italiano più odiato da Vladimir Putin, tanto che l'ambasciatore russo in Italia Razov si è spinto fino in Procura a Roma per depositare una denuncia ai suoi danni, per "istigazione all'omicidio" del capo del Cremlino. Ma la domanda, sulla Stampa, è puramente retorica: il 66enne generale Capo di Stato maggiore generale delle Forze armate russe, sparito dalla circolazione da 12 giorni in circostanze misteriose, era quasi sicuramente contrario alla decisione del presidente di invadere l'Ucraina. Sapeva che militarmente sarebbe stata una follia, un piccolo grande Afghanistan, o Vietnam a seconda del punto di vista. In ogni caso, una scommessa quasi impossibile da vincere, ma altrettanto impossibile da rifiutare perché a chiedere di giocarla (e vincerla, ovviamente) era proprio il capo dei capi. 

 

 



Le immagini di Putin che incenerisce in mondovisione i responsabili della sua intelligenze, non convintissimi della "operazione speciale", sono emblematiche. E infatti alla fine l'invasione c'è stata, nonostante il gelo di Gerasimov, del potentissimo ministro della Difesa Sergei Shoigu (come Gerasimov, sparito un paio di settimane fa e ora tornato, in precarie condizioni di salute) e degli altri alti funzionari. Sono 7 i generali morti sul campo, ricorda Quirico, segno "che la situazione è così compromessa che per non rischiare il siluramento di stampo cadorniano o peggio (siamo in un regime dispotico, il collocamento nella riserva spesso scivola nella galera o nel plotone di esecuzione) l'eroismo è l'unica via di uscita".

 

 

 

 

Shoigu, per dire, sarebbe stato colpito da infarto a causa delle durissime rimostranze di Putin sul suo operato deficitario. E di Gerasimov non è dato sapere. Probabile una sua retrocessione, di fatto un marchio d'infamia. Era stato lui a "modernizzare la scalcinata armata dei tempi eltsiniani, dilettissimo al presidente", ricorda sempre Quirico, ma ora "sembra già relegato nei gironi più periferici degli ammessi al Cremlino". Perché dopo aver dato le chiavi in mano ai "tecnici" Gerasimov e Shoigu, Putin ha preferito puntare tutto sui "generali lacché", quelli che non osano dirgli "no". E ancora, si interroga Quirico: "È meglio puntare sul generale cortigiano, un incapace ma disposto sempre a obbedire, a incensare? Oppure dare fiducia ai tecnici, quelli che conoscono il mestiere come Gerasimov che ha fama di pianificatore capace? Con loro però si corre il rischio di dover discutere, di sentirsi dire no, orrore! Di accorgersi di non avere sempre ragione", conclude Quirico.