Cerca
Logo
Cerca
+

Oleg Tinkov, l'oligarca russo a Forte dei Marmi: "Sono malato, ecco perché sono in Italia"

Oleg Tinkov

  • a
  • a
  • a

"Sono contro questa guerra e non smetterò mai di dirlo". Oleg Tinkov, oligarca "non oligarca", fondatore della Tinkoff Bank, la prima e più grande banca digitale al mondo quotata alla Borsa di Londra, dice di non essere l'unico: "Come me la pensano numerosi altri imprenditori russi che si sono fatti da soli e non hanno alcun rapporto col governo russo e con l'establishment moscovita". In una intervista al Messaggero Tinkov non vuole nemmeno essere definito "oligarca" perché non ha alcun legame con Vladimir Putin.

 

 

"Sto combattendo contro la malattia da tre anni. Per questo mi sono trasferito in Italia, a Forte dei Marmi dove vivo alternando periodi al mare ad altri in montagna, in Svizzera", racconta Tinkov. "Già tempo fa, a causa della malattia, avevo rinunciato a tutte le cariche operative nelle mie società, e lo stesso ho fatto nelle partecipazioni minori che possedevo e che da anni ormai sono gestite da un trust indipendente istituito per garantire il futuro dei miei figli. Come vede, non è certo per salvare il patrimonio che mi schiero contro la guerra, non voglio essere l'uomo più ricco del cimitero".

 

 

E questa guerra, sottolinea Tinkov, "non me lo spiego, davvero non capisco". "Credo però che vada scritta la parola fine a questo scempio, per il quale stanno soffrendo e morendo tante persone, uomini, donne e bambini. Per questo dico convintamente no a questa guerra, sono contro ogni tipo di guerra e di violenza. In Ucraina, persone innocenti stanno morendo ogni giorno, questo è inaccettabile". Gli oligarchi, conclude, "sono uomini d'affari che hanno fatto i soldi con i contratti statali e grazie ai rapporti col governo. Non ho nulla dell'oligarca, non sono un oligarca. Io ho costruito la mia storia imprenditoriale da zero, non ho mai avuto alcuna associazione con Putin. Non ho mai frequentato il Cremlino; ho creato dal niente, dopo il crollo dell'Unione Sovietica, oltre 100.000 nuovi posti di lavoro e quattro imprese che non esistevano".

 

Dai blog