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Non è l'Arena, scoop di Giletti: "Un grosso nome vicino alla mafia"

Francesca D'Angelo
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Massimo Giletti, partenza anticipata anche per lei quest'anno: da domenica 11 settembre torna in onda su La7 con «Non è l'Arena»....
«Sì, e partiremo inizialmente dalla campagna elettorale. Primo ospite: Matteo Salvini».

 

 

Non mi sembra entusiasta.
«Ma', è che sono un po' perplesso: ormai il dibattito è concentrato sulla più politici che non politici. Il mio tentativo sarà proprio quello di riportare il confronto sul Paese reale».

Come ci riuscirà?
«Andando nel Paese e sollecitando in modo provocatorio i politici. Per esempio, cosa vuoi fare con questo benedetto Pnrr? Nessuno ne parla più: non si va più in là degli slogan».

Pensavo puntasse anche lei sui duelli elettorali.
«No, grazie, anche perché chi vi partecipa finisce per usare molto il fioretto e poco la spada. Poi, certo, i duelli portano alti ascolti ma il rischio è che- mi passi la provocazione- prevalga lo spettacolo sulla democrazia».

 

 

Ma oggi la tv sposta ancora i voti?
«Una volta era così. Ho ancora impresso nella memoria il confronto tv tra Berlusconi e Occhetto. Il primo si era presentato abbronzato, vestito in modo distinto, con la spilletta di FI; Occhetto sembrava un politico dei Paesi dell'Est... Quel duello sì che aiutò l'ascesa di Berlusconi! Coincide però anche con la fine della politica decretando la vittoria dei personalismi sui partiti».

Adesso invece?
«È cambiato tutto. Ora guardare i talk è come guardare il Grande Fratello: capisci subito come andrà a finire. Non c'è nulla di spontaneo. Gli stessi protagonisti sanno esattamente cosa fare o dire per ammiccare alla telecamera. Ecco perché lascio i duelli agli altri».

La vera campagna elettorale si è spostata sui social?
«Be', il fatto stesso che, a 85 anni, Silvio Berlusconi sia sbarcato su TikTok ti fa capire molte cose. Il problema è che online è il trionfo della comunicazione incompleta, parziale e poco regolamentata. Ergo, fuorviante».

Alla fine quindi sposta più voti Chiara Ferragni e non Giletti?
«Sì, questa è la direzione di viaggio. Detto questo, io stimo molto Ferragni: un successo come il suo non arriva per caso. Lei ha grandi qualità.
È il resto del mondo che la circonda a impensierire perché non è filtrato da una reale analisi...».

La grande "sorvegliata speciale" di questa campagna elettorale è Giorgia Meloni: è davvero l'incarnazione di tutti i mali?
«Secondo me Meloni paga anche lo scotto di essere una donna. Quando penso al numero di femminicidi, mi chiedo se l'Italia sia ancora un Paese per donne... C'è anche da dire che oggi a tener banco sono le tensioni all'interno delle coalizioni e non i confronta tra queste. La sinistra demonizzò Berlusconi per anni e oggi(sbagliando, secondo me) fa lo stesso con la Meloni».

E pure con Rita Dalla Chiesa, aggiungerei.
«Sa, io ho un rapporto molto stretto con lei, suo padre frequentava mia nonna, vengono spesso a mangiare a Torino...».

Non svii, Giletti.
«Non lo sto facendo».

Allora sarò più chiara: ha ragione Repubblica quando sostiene che Rita tradisca l'educazione ricevuta dal padre candidandosi per FI?
«Rita rappresenta la memoria, che è sempre qualcosa di scomodo. Sarà poi lei a decidere da che parte stare sulla questione della mafia, anche all'interno di FI. E non ho dubbi che sapere dove stare».

Santoro voleva un proprio partito, poi ci ha ripensato. Meglio così?
«Non aveva molto senso: c'era poco spazio e tempo per pensare a un progetto con possibilità di successo. Santoro resta comunque una di quelle persone che e protette come i Panda: anche se spesso abbiamo idee diverse, le sue analisi sono un bene per il Paese».

Lei, invece, ha mai accarezzato l'idea di fare un partito tutto suo?
«Va bene che, stando in tv, ho sicuramente una parte narcisistica, ma non sono ancora arrivato a certi livelli... conosco i miei limiti!».

Tornerà invece in Ucraina o in Russia?
«Sto già progettando un viaggio nei territori contesi».

Pensavo che, dopo tutte quelle critiche, desistesse.
«Le avevo messe in preventivo. Che poi in realtà qualcuno mi ha anche sostenuto, come per esempio Peter Gomez, voi di Libero, Paolo Mieli. Il problema è che alla fine prevalgono quei due o tre che scrivono sui social. Ma va bene così. Chi fa questo mestiere da uomo libero sa che verrà assegnato».

Rifarebbe proprio tutto, intervista a Maria Zakharova compresa?
«Tutto quanto. E sa perché? Perché non sono a favore dei Ministeri della Verità. Pertanto ascolto anche chi ha un'opinione lontana dalla mia.
Non mi piace quest'idea di innescare la violenza dialettica continuamente. Nessuno però ha scritto nulla quando Maggioni ha intervistato il Presidente siriano Assad...».

Be', no! Anche Maggioni è stata criticata!
«Ma non come nel mio caso».

Resta quindi un "eretico in cerca della verità", come si autodefinì tempo fa?
«Sì, ma per trovare la verità bisogna andare sul campo. Prenda il conflitto in Ucraina: è raccontato come un quadro impressionista, dove ogni puntino è un fatto di cronaca. Raccontare la guerra è però un'altra cosa: vuol dire cercare le ragioni, ossia il filo rosso che unisce tutto». 

Tira dritto anche sulle scelte degli ospiti? 
«Ovvio». 

Le danno del populista, lo sa? 
«A me piace quella parola perché, intesa nel modo corretto, vuol dire essere dalla parte del popolo e non del Palazzo». 

Sul fronte inchieste, invece, cosa bolle in pentola? 
«Ne faremo molte anche perché, come mi diceva Giovanni Minoli, io sono un giornalista da marciapiede: sono le inchieste a legarmi ancora a questo mestiere. Parleremo di mafia e stiamo lavorando a uno speciale che coinvolgerà un grosso nome, che per anni ha fatto parte del circuito mafioso». 

Il contratto con Cairo scade l'anno prossimo. Tornerà mai in Rai?
 «Dai, non sono ancora partito e già mi chiede dove andrò! (ride, ndr)». 

L'anno scorso avevate testato la collocazione del mercoledì: un azzardo da dimenticare? 
«Volevo ridare fiato al mio team di lavoro che è costretto a lavorare pure nella fine settimana. Ricordo che Silvio Berlusconi mi chiamò dicendomi: "Sbagli a cambiare giorno, tu sei l'uomo della domenica!"». 

Sì, però intanto Mediaset le ha messo contro Zona Bianca: proprio a Libero Brindisi disse che si spostava alla domenica per "dare fastidio a Giletti". Ci è riuscito? 
«È un competitor in più, di cui avrei fatto volentieri a meno. Per il resto, parlano i dati di ascolto...». 

Mi tolga infine una curiosità: poi Alessandra Moretti le ha fatto davvero causa?
"No. Devo però riconoscere che quel passaggio della mia intervista era infelice: non rispecchia il mio modo di parlare, né il mio pensiero... Purtroppo, nonostante si sia vecchi, a volte si sbaglia e quando ti intervistano sui giornali, devi avere fiducia che chi riporta le tue dichiarazioni lo faccia in modo corretto». 

 

 

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