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Andrea Crisanti e i tamponi, la nota della collega Anna Maria Cattelan

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Riceviamo e pubblichiamo una nota dalla professoressa Anna Maria Cattelan riguardo il lavoro in corso di pubblicazione su Nature Communication dal titolo “Impact of antigen test target failure and testing strategies on the transmission of SARS-CoV-2 variants”.

Come coautrice dello studio in oggetto ed in corso di pubblicazione su “Nature Communications” vorrei sottolineare quanto segue per cercare di fare chiarezza su quanto pubblicato da alcune testate giornalistiche in questi giorni. Il lavoro accettato da Nature Communcation è frutto di una collaborazione fra AOPD e l’Imperial College di Londra, e smentisco categoricamente di volermi dissociare da quanto in esso riportato.
Più precisamente, i dati sono stati raccolti retrospettivamente presso il Pronto Soccorso e le Malattie Infettive dell’Azienda Ospedale Università-Padova nel corso del 2021 (con all’approvazione del CE) ed analizzati secondo modelli statistico-matematici sviluppati dai Colleghi londinesi, co-autori del lavoro, per valutare l’efficacia dei test antigenici di 1-2° generazione nei confronti del test molecolare, da sempre “gold standard” nella diagnosi di infezione da SARS-COV-2.
Lo studio conclude che i test antigenici, di fronte alla facilità di esecuzione e tempestività nella risposta, hanno tuttavia una sensibilità diagnostica inferiore rispetto il test molecolare, dovuta alla incapacità del test antigenico di cogliere alcune modifiche genomiche del virus. Dette varianti del virus, non riconosciute, sono libere di diffondere e replicare, là dove i test antigenici vengano ampiamente utilizzati a discapito di quelli molecolari. Ribadisco pertanto la mia completa adesione ai risultati prodotti dallo studio ai quali credo e mi attengo strettamente.
 

Di seguito, l'articolo di Libero a cui fa riferimento la professoressa Cattelan

C'è dell'epico, a prescindere dall'esito delle urne, nelle ultime ore di campagna elettorale di Andrea Crisanti, il tele-virologo candidato dal Pd come capolista al Senato nella circoscrizione Europa. Prima in un'intervista al Fatto ha preso le distanze dal suo segretario Letta sui presunti miracoli di Draghi («Il risultato del suo governo potrebbe essere la vittoria della Meloni»); poi, di / 4, Letta, ha criticato la strategia («per me e per altri del Pd è difficile da comprendere la mancata alleanza coi 5Stelle»); in seguito il prof ha annunciato l'imminente pubblicazione su Nature di uno studio in cui spara a zero sulla «ridotta sensibilità dei test antigenici», i tamponi rapidi (a cui ha fatto largo ricorso Zaia, scontato l'attacco politico) che secondo Crisanti in Veneto sarebbero stati incapaci di rilevare il Covid nel 30% dei casi e avrebbero favorito la diffusione delle varianti. Ma la ricerca porta la firma anche di due colleghi i quali denunciano che gran parte dei contenuti sono stati modificati a loro insaputa.

 

 

 


Infine, a supporto del candidato dem sono usciti i consiglieri veneti della sinistra che hanno ricordato «come la campagna per le Regionali 2020 sia stata fortemente influenzata dalla gestione-Zaia della pandemia», e quindi, par di capire, lo sfidante del Pd Arturo Lorenzoni, il meno votato della storia (15%), se non fosse stato per quei tamponi a tappeto un'occasione l'avrebbe avuta: sì, dai, forse.

 

 

 

Comunque: i colleghi che si dissociano dal lavoro sbandierato da Crisanti sono Annamaria Cattelan e Vito Cianci, primaria di Malattie infettive e primario del Pronto Soccorso, entrambi all'ospedale di Padova. Questa la nota: «È stato modificato il titolo, sono stati cambiati alcuni autori e introdotti nuovi esperti, è cambiata la metodologia di analisi del dato, c'è una netta implementazione delle analisi statistiche». E poi, altro che tamponi rapidi farlocchi, come sostiene Crisanti: «Resta il concetto del valore dei test molecolari e anche dei test antigenici, che grazie a una diagnosi tempestiva interrompono la trasmissione virale. Ricordiamo che la capacità di esame dei molecolari in Veneto può raggiungere al massimo 20mila esami al giorno, a fronte di oltre 100mila antigenici effettuati quotidianamente durante i picchi della pandemia. I tamponi rapidi hanno permesso l'identificazione di numerose positività (...). Si tratta di un elaborato diverso da quello precedente». 

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