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Putin, Giuliano Ferrara rivela: chi e come sta per farlo fuori

Giuliano Ferrara

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Giuliano Ferrara spiega che è difficile dire "cosa stia davvero succedendo in Ucraina, dopo la fuga russa da Kherson", la pioggia di bombe a Kyev ma è una certezza che è stato "inferto un colpo quasi decisivo all'armata d'invasione di Putin e allo schema strategico con cui la guerra si era iniziata nel febbraio scorso", scrive in un articolo su Il Foglio. Secondo Ferrara ci sono "due elementi" che "depongono a favore della precipitazione di una seria crisi del potere russo, di Putin e del suo circolo di comando".

Il primo elemento è "la firma di Xi sotto il pronunciamento unanime ostile all'uso bellico del nucleare". E "questo segnacolo sia ammainato dopo la liberazione di Kherson, dopo l'annuncio del recupero di metà del territorio invaso, dopo il sostanziale fallimento della messinscena dell'annessione del Donbas, in assenza inspiegabile di Putin tra gli interlocutori, è molto significativo", osserva il giornalista.

"Ma non basta. Un letterato insigne, e grande traduttore dal russo, un ceco-francese di origini russe, georgiane e polacche, André Marcowicz, racconta e mette a fuoco il secondo elemento: la disgregazione del potere unico di comando dell'autocrate in progressiva disgrazia, il dissolversi delle regole minime di coesione di uno stato dittatoriale e delle sue ambizioni neoimperialistiche", prosegue Ferrara. Dugin, ideologo fedelissimo di Putin "ha usato una metafora del celebre antropologo James Frazer in un post, subito cancellato ma intanto reso noto, contro Putin. Un apologo piuttosto chiaro: la comunità si sacrifica per l'albero della pioggia, lo sacralizza, ma se non piove si rivolta contro l'albero e lo abbatte". Inoltre Evgenij Prigozhin, fondatore del gruppo Wagner e cuoco di Putin, "ha sputtanato chilometriche smentite di stato sull'interferenza nelle elezioni americane, vantandosi di averle orchestrate e promettendo nuovi capitoli". 

"Il Grand Guignol di Dugin e Prigozhin", osserva Ferrara, "si collega, nelle corrispondenze di Marcowicz, alle notizie che si moltiplicano sul totale invasamento anarchico delle truppe di occupazione e di invasione, sulla viltà della catena di comando, rimaneggiata brutalmente più volte, e la forsennata malignità di sorte toccata ai soldati russi e da questi fatta toccare a civili e soldati ucraini. Il fatto che si rendano pubbliche prese di posizione selvagge", conclude, "dice che il cuore dello stato e del potere russo è periclitante, se non già spento". A questo punto la Nato "potrebbe mettere la parola fine all'invasione in poco tempo" ma "centellina gli sforzi bellici per non affacciarsi su un vuoto di potere che sa di ignoto". "Quando un'avventura finisce non si sa come va a finire".

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