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PiazzaPulita, Saviano? Il commento al nostro titolo: come coprirsi di ridicolo

Tommaso Montesano
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Lì dove tutto è iniziato, lui torna. Roberto Saviano, reduce dalla prima udienza nel processo per diffamazione che lo vede imputato a Roma davanti alla IX sezione penale del tribunale per aver dato dei «bastardi» a Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ieri sera si è seduto nuovamente nello studio di Piazzapulita, la trasmissione condotta da Corrado Formigli dove due anni fa mosse - parole sue - «una dura critica a Giorgia Meloni e Matteo Salvini». Così è parso naturale a Saviano, dopo le polemiche sull'avvio del procedimento penale a suo carico nella Capitale, fare di nuovo la sua comparsa nello studio de La 7.

Una presenza anticipata da dichiarazioni bellicose diffuse in mattinata su Instagram. «Uno scrittore portato in tribunale dal presidente del Consiglio e dal suo vice, come se avessimo pari peso. In questo Paese chi osa criticare il potere, sia esso criminale, economico o politico, deve pagare e ha come unica scelta il silenzio». Peccato che all'epoca della denuncia-querela il premier e il suo vice non fossero tali, ma semplicemente la leader di Fratelli d'Italia e il segretario della Lega. Esponenti politici di primo piano, certo, ma senza incarichi di governo, come invece vuol far credere Saviano per accreditare la versione di una persecuzione governativa ai suoi danni.

NUOVA RESISTENZA
Ma tant'è, all'antipasto è seguito il pasto. E davanti a Formigli, che l'ha presentato come «il giornalista sotto processo per una parola» - «bastardi», appunto - Saviano ha indossato ancora una volta i panni del perseguitato. La trasmissione prende le mosse dall'immigrazione, dall'Italia che mentre in Europa si sfiora la Terza guerra mondiale, pensa sì alla guerra, «ma alle Ong». Seguono immagini di salvataggi in mare e dei centri di raccolta libici. Lo scrittore interviene dopo Giorgia Linardi, operatrice umanitaria di Medici Senza Frontiere, e rivendica il senso di quell'affermazione: «Volevo dire "ora basta". Maggiore è il potere, maggiore è la possibilità di critica. Io sto criticando il potere che mente». Nessuna novità sul possibile ritiro della querela da parte dell'attuale premier: «Non ne so nulla».

Saviano paragona quanto avvenuto a lui a ciò che accade in «Russia, Turchia, Polonia. Si scelgono le voci, i volti, le personalità, e gli si rende la vita difficile». Anche con i giornali vicini, accusati di essere «mandati» a fare killeraggio mediatico contro i "dissidenti": «I loro giornali fanno questo da sempre. Sta per scoppiare la guerra mondiale, ma mettono i nemici sulle prime pagine... dossierano, pestano... sono mandati per fare questo». Così si raggiunge l'obiettivo: «Tutti zitti, tutti spaventati, tutti impauriti». In ballo nell'aula del tribunale di Roma, insomma, c'è un metodo: «Critichi aspramente? Paghi le conseguenze». Una strategia che ha anche un'altra faccia della medaglia, quella del tornaconto elettorale per il centrodestra: «Hanno bisogno di nemici e si mettono nel mirino i migranti». E questo quando «non c'è nessuna invasione». Invece le Ong sono una «risorsa, dovremmo parlare con loro» perché su di loro il centrodestra rovescia «menzogne», «infamie», come quella di accusarle di «essere i taxi del mare». La verità, rivendica, «è che siamo stati troppo tenui».

LETTURE DI COMODO
Di fronte alla dichiarazioni di esponenti di governo di operare secondo il programma presentato in campagna elettorale, Saviano dice metaforicamente «altolà»: «Se hai vintole elezioni, non puoi comandare, non è questa la democrazia. L'odio verso i migranti attira passione e rabbia: "Macome, tutto per loro e nulla per me?". Falsissimo». Così l'"intellettuale" - come lui si è definito - quasi si intesta la battaglia per una nuova resistenza: «Non vedevano l'ora, ma non glielo permetteremo, resisteremo». 

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