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25 Aprile, Mauro contro la Meloni: "Banalizzazione della dittatura"

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"Col governo Meloni siamo entrati in una zona storica d’ombra: non c’è evidentemente fascismo attuale ma non c’è antifascismo, il corpo mistico dello Stato non è più sorretto da uno scheletro di valori fondanti": questo giudizio così pesante arriva da Ezio Mauro. Che, sulle colonne di Repubblica, scrive come l'intenzione di "questa destra radicale" sia sempre stata quella di portare il Paese "in una zona grigia in cui il passato si mescola e si confonde, tutte le vicende sono semplici affluenti del grande fiume della Nazione, in cui trova infine il suo approdo la lunga manovra di normalizzazione del fascismo storico, la banalizzazione della dittatura, il suo riduzionismo, il rifiuto di considerarla un’eccezione clamorosa alla democrazia".

 

 

 

Una parte di responsabilità, secondo l'editorialista ed ex direttore del quotidiano, sarebbe di Giorgia Meloni: "La premier tacendo (fino ad oggi) autorizza la regressione culturale, politica e morale del suo partito". Mauro si chiede anche: "Quale modello di democrazia ha in mente Giorgia Meloni per l’Italia? E quale idea di patria?".

 

 

 

Il giudizio sul presidente del Consiglio, poi, va avanti: "Meloni ha scelto la cabina elettorale come il luogo non solo della sua investitura, ma dell’assoluzione e consacrazione di tutta la vicenda storica della destra e delle sue radici, con il voto come risoluzione di tutte le contraddizioni, operata dai cittadini invece che dai leader". E ancora: "Entrando a palazzo Chigi ha deciso di istituzionalizzarsi, ma senza omologarsi, per non perdere quel carattere di outsider che le consente di mantenere il ruolo di eterna sfidante delle élite, con un piede dentro il sistema e uno fuori, contestandolo mentre lo guida".

 

 

 

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