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Lina Sotis, come evitare la cafonaggine: tutte le nuove regole del bon-ton

Vittorio Feltri
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Il “Bon Ton” di Lina Sotis compie quarant’anni e per festeggiarlo non c’era soluzione migliore se non quella di ammodernarlo, adattandolo ai giorni nostri, dal momento che in questi lustri sono mutati radicalmente gli usi e i costumi degli italiani e hanno fatto irruzione nella nostra quotidianità strumenti nuovi, diavolerie della tecnologia di cui oggi non potremmo più fare a meno sebbene fino a qualche decennio fa vivessimo benissimo anche senza, forse persino meglio. L’obiettivo che ciascuno di noi dovrebbe perseguire, approcciandosi al galateo, non è più quello di essere elegante, raffinato, apprezzato per la capacità di stare in società, quella alta e patinata. Tali norme comportamentali, stilate dalla regina codificatrice delle buone maniere, non mirano più a renderci stimati signori o stimate e invidiate signore, in grado di ricevere nel migliore dei modi, di congedarsi nel migliore dei modi, di comporre un invito o un biglietto di auguri nel migliore dei modi. Esse sono finalizzate a farci non più tipi da salotto, bensì cittadini, ovvero membri di una comunità, individui capaci di essere parte integrante di un gruppo all’interno del quale, se proprio non possono essere risorse, quantomeno non costituiscano un fastidio. L’educazione, del resto, non dovrebbe essere una sorta di optional di cui dispongono solamente certe persone, essa non è un corredo superfluo, sulla cui mancanza - tutto sommato - si possa chiudere un occhio.

 

L’educazione è un requisito essenziale per il vivere sociale. Ecco la ragione per cui il manuale vergato da Lina Sotis insieme a Carlo Mazzoni, “Il nuovo Bon Ton”, edito da Baldini+Castoldi, da oggi in libreria, rappresenta uno di quei libri di cui sentivamo la mancanza, che ci servivano, poiché il nostro essere cafoni, incivili, egoisti, menefreghisti ha toccato oramai i massimi storici. Per contrastare la villania imperante sia nel mondo reale che in quello virtuale, che non è altro che un duplicato del primo, Sotis fornisce la sua infallibile ricetta. Se intendi fare un regalo, regala un libro o, anziché i fiori, una pianta, poiché i fiori moriranno tra qualche giorno, una pianta e un libro invece sono destinati a durare. Un consiglio che non è dettato dall’ecologismo ideologico e schizofrenico dei nostri giorni, quello di una sinistra che la stessa autrice ritiene oramai estinta. Più intelligente è donare qualcosa che non finirà nella pattumiera tra poche ore. Il telefonino? Mai sul tavolo, dove dovrebbero starci piatti, posate e bicchieri. I selfie? Sarebbero da abolire. Ne facciamo troppi e in pose ridicole, mossi da un desiderio malsano di ostentare sempre qualcosa di noi o del nostro stile di vita. E cosa è più volgare dell’ostentazione? Del resto non sono più eleganti le fotografie fatte alle pietanze al ristorante e pubblicate sui social network, un vezzo che proprio non posso comprendere. Preferivo di gran lunga il tempo in cui i cibi venivano mangiati, prima che si raffreddassero, senza che venissero immortalati sotto la luce perfetta. 

 

Le infradito in città, magari addirittura in ufficio? Da eliminare. E per chi le adopera proporrei l’arresto. Lo stesso vale per qualsiasi indumento da spiaggia indossato in qualsiasi luogo non sia una spiaggia, dal pantaloncino al copricostume. I messaggi vocali? Intollerabili, tanto meglio fare una telefonata piuttosto che costringere il destinatario a sopportare registrazioni quasi sempre inconcludenti, inutili e prolisse. Vietato anche indagare riguardo le tendenze sessuali di chicchessia. Quello che un uomo o una donna fanno a letto dovrebbe restare all’interno del perimetro del talamo e non divenire argomento di dominio e interesse pubblico, magari nel corso di interviste televisive. Ma forse siamo così ossessionati dal sesso proprio perché ne facciamo sempre meno, gli uomini eterosessuali, come osserva la stessa Sotis, scarseggiano e, quando ci sono, spesso mettono lo smalto alle unghie, si depilano integralmente e intasano i saloni di bellezza. Forse che la società progredirebbe se provassimo a tornare tutti ai punti di partenza? Dubito che possiamo farlo, il cattivo gusto si è impossessato di noi, ma cerchiamo almeno di non recare nocumento al prossimo. È questo il succo di tutto il galateo del mondo, in ogni epoca e in ogni luogo: vivi rompendo il meno possibile le palle al prossimo tuo

 

 

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