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Testamento Berlusconi, "nessuno lo ammette. Ma...": girano voci clamorose

Antonio Castro
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Cinque figli, tre compagne di vita, un patrimonio miliardario. Proprietà immobiliari sparse nei 5 continenti, quadri, azioni, quattrini e pure qualche cagnolino. Tra i capitoli meno simpatici (ma più concreti) da gestire dopo un lutto c’è sempre la questione ereditaria. Ovvio che l’apertura del testamento di Silvio Berlusconi attiri l’attenzione mediatica. Anche conoscendo la tradizionale generosità del Cavaliere. Un tempo acquistava in blocco gemelli, braccialetti e monili preziosi da donare ai propri collaboratori, agli onorevoli, alle amiche. Poi quadri, arredi di lusso (famosa la passione per l’antiquariato scatenata con il soggiorno romano e le passeggiate dai galleristi del centro storico). Arredare ville e appartamenti. Interi pezzi di Sardegna o la residenza sull’Appia Antica (ex eremo dell’amico regista Franco Zeffirelli), comporta un esborso notevole ma pure un impegno non da poco.

Ecco ora è arrivato anche il tempo del testamento. Ma forse non si avrà mai conoscenza nel dettaglio delle ultime volontà. Non è neppure certo chi custodisca il testamento (o i testamenti) del patron di Forza Italia. Il notaio di antica schiatta lombarda che da una vita custodisce gli atti della galassia Berlusconi è il primo indiziato. Arrigo Roveda neppure conferma di avere in custodia il testamento di Silvio Berlusconi. Nella sede del blasonato studio notarile in via Mario Pagano nessuno ammette che Roveda custodisca il plico con le ultime volontà del fondatore di Mediaset. Ai giornalisti che lo assediano (a cominciare dai colleghi dell’agenzia Adn Kronos), conferma solo una cosa: «Non parlo i temi legati alla vicenda di cui i giornali stanno trattando in questi giorni». La riservatezza deve viaggiare di pari passo con il suo sigillo notarile.

Non si sa molto del notaio in Milano Arrigo Roveda. Anzi no. Si sa, ad esempio, che un trentennio - narra la leggenda - scrisse e verbalizzo l’atto costitutivo di Forza Italia. E qualcuno dei pochi fondatori non venne “verbalizzato” perché nella concitazione di quei giorni s’era scordato il documento e quindi non poteva essere certificata l’identità. Roveda oggi si eclissa. E rinvia... «semmai dovesse ancora interessare» la sua storia, «e non credo», taglia corto, se ne riparlerà. Anche «perché prima non interessavo a nessuno...». Inutile dargli la caccia sui social o setacciare il web. La mondanità non fa per lui. Tutto studio, notariato e università. E quel rapporto pluridecennale con “mamma Fininvest”. Anzi: con la famiglia Berlusconi. Magari poi si scoprirà che le volontà testamentarie sono blindate in un trust familiare ancora più impenetrabile e già ben definito da anni. Probabile. Possibile. E ai comuni mortali cambia poco. E pure ai familiari che dovranno fare i conti sì, ma con il lutto.

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