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Scurati, fango su Meloni: "Come Mussolini, il corpo è centrale"

Antonio Scurati

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A cinque anni dall’uscita di M. Il figlio del Secolo, su Mussolini, Antonio Scurati sta lavorando al quarto capitolo dopo la trilogia, il tutto mentre a Palazzo Chigi si è insediato il governo di centrodestra. E non può esimersi, lo scrittore, dal paragonare il Duce con Giorgia Meloni. Sui rischi di un ritorno del fascismo, Scurati, in una intervista a La Repubblica, dice che la discussione è "fasulla" perché "la parte politica che proviene dalla rielaborazione di quella storia rifiuta il confronto, mentre un vero dibattito può partire solo dall’assunzione di responsabilità e dalla colpa, dal riconoscimento che gli italiani sono stati fascisti". Ma se il fascismo non può tornare, per l'autore il problema è il "populismo". "Il Duce è stato il fondatore del Fascismo ma anche l’inventore del populismo, vera cifra contemporanea. È questo che dovrebbe inquietarci", sottolinea. "Il ritorno, mutatis mutandis, del populismo di Mussolini. La caratteristica di questi movimenti non è la violenza. Guardiamo a Trump, Orban e simili".

 

 

Insomma, secondo Scurati l'anima populista di Mussolini vive in Meloni e "ovunque si rafforzi l’idea di leadership fondata sul lodo 'io sono il popolo e il popolo sono io', schiacciando su posizioni antipopolari e antinazionali chi non si identifica. Si torna a dire 'o con me o contro di me', sostituendo la speranza con la paura. Come Mussolini che dal Sol dell’Avvenire passò, appunto, alla scommessa della paura". E nella connessione con le masse c'è la questione del corpo. "Mussolini fu il primo a mettere il corpo del leader al centro della scena politica. Il primo di tanti", spiega Scurati.

 

 

E Giorgia Meloni farebbe lo stesso, "per quanto il suo corpo sia minuto, è assolutamente centrale e per questa via comunica con il popolo attraverso fattori emozionali che innescano processi di identificazione". "L’errore è ragionare 'esteticamente', mentre il corpo di queste leadership non vince perché 'bello' o 'elegante', vince perché è centrale". E poi vuole l’egemonia culturale. Ma conclude Scurati questa destra non ha un "esercito di intellettuali e artisti di destra, come sostiene Giordano Bruno Guerri: "Non esiste al momento una generazione di intellettuali e artisti di destra riconosciuta dal pubblico e dal mondo". No, gli intellettuali secondo lui sono solo di sinistra, quelli di destra non possono definirsi tali... 

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