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Sallusti, "non credo che la Boldrini...". Discriminazione razziale, la lezione

Alessandro Sallusti
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L’allenatore del Paris Saint-Germain, Christophe Galtier, è in stato di fermo a Parigi per discriminazione razziale ai tempi in cui allenava il Nizza. L’accusa è di aver scritto ai suoi dirigenti email in cui sosteneva di “non volere neri in squadra”. È necessario capire meglio la vicenda, nel senso di capire se per caso Galtier ha messo in atto azioni tali da limitare con la forza le libertà altrui. Perché se così non fosse troverei pericoloso che il suo convincimento di “non volere neri in squadra” sia cosa penalmente rilevante e quindi punibile addirittura con l’arresto. Mi spiego.

 

 

 

Ovvio che lo Stato non possa discriminare alcuno per razza, religione, opinione politica e fattori fisici, ed è altrettanto ovvio che un privato non possa provocare danno ad altri privati in base a quei motivi. Ma in una società liberale le interazioni tra le persone dovrebbero avvenire solo su base di reciproca volontarietà. Nessuno stato, intendo, dovrebbe obbligarmi ad assumere, così come frequentare o amare, Tizio anziché Caio, sul piano personale o imprenditoriale nessuno dovrebbe poter impormi di non discriminare in base alle mie convinzioni. Per quanto odiosa - a volte ributtante - possa essere, la discriminazione in sé non è reato.

 

 

 

Berlusconi non voleva nel suo staff persone con la barba, nelle boutique del lusso non troverete commesse storpie (discriminazioni fisiche); non penso che Laura Boldrini prenderebbe nel suo staff un giovane in gamba ma con la testa rasata e un simbolo celtico tatuato sul braccio (discriminazione politica); una scuola cattolica difficilmente assumerebbe una maestra islamica e viceversa (discriminazione religiosa); un gay non metterebbe su famiglia con un etero e viceversa (discriminazione sessuale); la stragrande maggioranza dei matrimoni avvengono tra persone della stessa razza (discriminazione etnica). Se l’unica colpa di Galtier è di volere una squadra di soli bianchi non vedo dove sia il reato, semmai peggio per lui perché come noto i giocatori di colore sono mediamente più bravi di loro. Del resto il diritto di scelta è ciò su cui si fonda la libertà e per questo lo Stato, tanto più la giustizia, dovrebbe starne fuori. 

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