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Luca Bottura, follia su Almirante: "Ha ucciso più italiani di Tito"

Alberto Busacca
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Niente, quello che fa il governo di centrodestra non va mai bene. Nemmeno se vuole togliere al maresciallo Tito la grottesca qualifica di “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.

Su Twitter, giovedì, dopo un voto in commissione cultura, Galeazzo Bignami, di Fratelli d’Italia, esultava: «Pronti a revocare l’onorificenza al comunista Tito, nessun riconoscimento per chi ha ucciso e perseguitato i nostri connazionali». Ora, su una cosa del genere sarebbe auspicabile essere tutti d’accordo. Ma visto che in Italia essere tutti d’accordo è impossibile, basterebbe che quelli in disaccordo non dicessero sciocchezze. E invece no. La tentazione di commentare è irresistibile. Così, sempre su Twitter, ecco la risposta di Luca Bottura, giornalista della Stampa e battutista (il che potrebbe essere un’attenuante): «Buonasera Bignami, cazzate a parte, i soldi per l’Emilia-Romagna sommersa dal fango quando arrivano? O bastano gli spicci dati solo ai comuni che amministrate? (nota storica: di italiani ne ha fatti ammazzare di più Giorgio Almirante)».

Lasciamo stare i soldi all’Emilia-Romagna, che col post di Bignami non c’entravano nulla, e lasciamo stare pure che definire “cazzata” l’onorificenza a Tito è quantomeno poco elegante. Ma come si fa a sostenere che Almirante ha ammazzato più gente del dittatore jugoslavo? A chi sui social ha chiesto spiegazioni, l’interessato ha risposto così: «Tito era un criminale che ha ammazzato molti italiani innocenti, come Mussolini era un criminale che ha ammazzato molti jugoslavi innocenti. Prima. Tutti questi morti innocenti meritano rispetto e non guerricciole sui social. Quanto ad Almirante, le consiglio una breve ricerca su Google riguardo ai rastrellamenti dei partigiani che firmò personalmente e di ebrei/prigionieri politici che le leggi razziali spedirono nei campi di concentramento, dei quali il caporedattore della Difesa della Razza è corresponsabile morale. Senza contare naturalmente il mezzo milione e passa di italiani morti a causa delle guerre di Mussolini: il più anti-italiano di sempre».

 

Facciamo un po’ d’ordine, anche andando oltre le “brevi ricerche su Google” che evidentemente possono trarre in inganno. Quando Bottura parla di «rastrellamenti dei partigiani che Almirante firmò personalmente», il riferimento è a un bando contro i militanti della Resistenza pubblicato nel 1944 e affisso nella zona di Grosseto con la sua firma. Nel 1971, il Manifesto e l’Unità lo pubblicarono con grande clamore. Titolo del Manifesto: «Almirante fucilava la gente alla schiena per conto dei tedeschi». Il leader del Msi querelò, spiegando che lui, capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare Mezzasoma, non aveva l’autorità per firmare nessun bando.

Il tribunale stabilì che in effetti Almirante non era l’autore del documento ma si limitò ad inoltrarlo alle prefetture. I direttori dei giornali, comunque, vennero assolti. «Ritiene il tribunale», si legge nella sentenza, «che la non rispondenza della notizia al vero sia attribuibile ad incolpevole errore nel quale sono incorsi gli imputati», che «per una serie di motivi potevano ritenere che il manifesto riproducesse un bando di morte firmato Almirante». Le cose, però, non stavano così...

Chiarita la questione del bando anti-partigiano, resta la “responsabilità morale” per gli ebrei finiti nei campi di concentramento. Va detto che Almirante non fu solo il segretario di redazione della Difesa della Razza, ma scrisse anche articoli palesemente razzisti. Va anche detto che questa parte del suo passato l’ha poi rinnegata più volte. Se questo non cancella la macchia, ritenerlo responsabile di tutte le deportazioni è quantomeno una forzatura.

Concludendo, di morti causate direttamente da Almirante non ce ne sono. Nota storica su Tito, invece: le vittime delle foibe sono, a seconda delle stime, tra le 3mila e le 20mila. Basta una breve ricerca su Google. Ma anche in questo caso vale la pena andare oltre internet e oltre i numeri... 

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