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Tennisti contagiati agli Us Open? Bassetti: "Ecco cosa serve davvero"

 Matteo Bassetti

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Matteo Bassetti in una intervista al sito mowmag.com parla del Covid e dei vaccini alla luce della fine della pandemia ma anche del caso del "virus degli Us Open" che ha colpito diversi tennisti. "Oramai il Covid è diventata una questione politica", spiega il direttore della Clinica malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, "c’è bisogno di tamponi positivi prima di dire che sia Covid, non si possono avanzare ipotesi in questo modo".  "Se tutti questi tennisti avessero un tampone positivo o avessero la diagnostica che dimostra che hanno il Covid evidente, si potrebbe dire che sono sintomi anomali", prosegue il professore. "Diversamente penso più facilmente, in una comunità chiusa, a un virus magari intestinale, visto che mi si dice che addirittura uno nel mezzo della partita ha interrotto ed è dovuto correre negli spogliatoi probabilmente per un attacco di diarrea". 

 

 

Rispetto all'aumento di contagi, Bassetti la vede così: "Siamo tornati a cercarlo nuovamente tanto, perché se si guarda il numero di tamponi delle ultime tre settimane, ogni settimana ha fatto più 50%, il che vuol dire che se cerchi il 50% in più è verosimile pensare che ne trovi in percentuale maggiore, pur mantenendosi inalterata la percentuale di positivi, questo mi sembra un dato matematico incontrovertibile. Quindi il problema non è sindacare sul fatto che il Covid ci sia o meno, perché è evidente che c'è". Quindi, la domanda è "se il Covid sia o meno un problema sanitario importante, cioè per il quale le persone che hanno il Covid non hanno una cura, se le persone vanno in ospedale, se stanno male".

Il problema, prosegue il professore è che "oramai il Covid è diventato una questione politica, per cui, siccome le restrizioni le ha tolte la destra, la sinistra e tutti gli organi di stampa vicini alla sinistra tendono a dire che si è sbagliato a togliere l'isolamento dei positivi, che loro in passato avevano fatto meglio, ma non ci si rende conto che sono momenti diversi. Non si può minimamente paragonare il 2023 con il 2022 e con il 2020, per cui mi sa tanto di una questione di tipo politico, non è più una questione di tipo sanitario. Veramente male con il Covid non ci sta praticamente più nessuno e questo deve essere il concetto che va comunicato alla gente".

 

 

Quindi "se uno ha sintomi di tosse raffreddore o febbre è bene che magari, se deve andare a scuola, metta la mascherina. Non è che possiamo adesso, siccome ci sono stati dei casi di Covid, chiudere gli ospedali ai parenti e far morire gli anziani da soli. Purtroppo, questa cosa c'è qualcuno che la sta perpetrando". E il vaccino "lo devono fare le persone fragili e quelle anziane. Oggi il Covid, anche con la campagna vaccinale che abbiamo lanciato, è a tutti gli effetti un virus simile all'influenza, con l'unica differenza che, mentre quest'ultima colpisce tre mesi l'anno, il Covid colpisce tutto l'anno. Per cui, una volta l'anno, le persone più fragili e anziane fanno il richiamo". 

 

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