Cerca
Cerca
+

Carlo Bonomi, laurea-fantasma: spunta la carta, si firmava "Dottore"

Francesco Specchia
  • a
  • a
  • a

Il problema non è che il “dottor Carlo Bonomi”, stimato ed eclettico presidente di Confindustria, non sia laureato. Per carità. Il problema è che Bonomi abbia dichiarato ufficialmente di esserlo. Accade infatti che in calce a un documento di Accordo per la diffusione per la normazione tecnica presso le organizzazioni imprenditoriali interno all’organizzazione degl’industriali, il Presidente Bonomi firmi di suo pugno, perfino digitalmente (quindi con suscettibilità di controllo suppletivo) “Dott. Carlo Bonomi”. Alla sua firma s’aggiunge, in fondo allo stesso documento, quella del “General manager officer, vicepresidente con delega all’organizzazione” Alberto Maranghi, anch’egli stimato manager e anch’egli “Dr.” laureato soltanto nel grembo di Giove.

PRESTIGIOSA CHANCE
Il suddetto colpo di lombi psudo-accademico sarebbe passato sotto silenzio se Il Fatto Quotidiano non avesse tirato fuori una faccenda che riguarda proprio il futuro del Presidente, il ragioner Bonomi. Il quale, scaduto l’attuale mandato (manca poco, oramai)- scrive Il Fatto - «non vuole abbandonare la prestigiosa chance, colta da quasi tutti i suoi predecessori, di andare a presiedere il consiglio d’amministrazione della Luiss, l’università confindustriale», ruolo effettivamente prestigioso e assegnato per prassi. E aggiunge il quotidiano di Travaglio: «Per questo ora è in pressing sulla ministra Anna Maria Bernini affinché la norma che ne ostacolala nomina venga emendata o, quantomeno, si faccia valere una “diversa interpretazione” sulla base di un parere legale di parte già acquisito». Cioè, si tratta, tra l’altro di una disposizione di legge strettamente legata al Pnnr; e pare essere ancora, se non sotto il giudizio di Dio, sotto quello di insigni giuristi alla ricerca dell’interpretazione autentica perduta.
Insomma, sussiste un serio ostacolo al futuro di Bonomi.

Tra l’imprenditore lombardo e il vertice dell’Ateneo intitolato allo storico governatore di Bankitalia, Guido Carli, infatti, c’è di mezzo l’annoso «pezzo di carta, ossia il requisito indispensabile ai fini della nomina alla Luiss stessa». E, ironia della sorte, fu proprio la ministra azzurra a volere fortemente la norma contenuta all’articolo 26, comma 9, del decreto legge numero 13 del 24 febbraio 2023 – quello per l’attuazione del Pnrr, appunto – secondo cui «i presidenti d’Ateneo devono essere scelti tra i componenti del Cda che siano «in possesso di una laurea specialistica o magistrale, oppure di un diploma di laurea di vecchio ordinamento». Ma come è affiorata la notizia della “laurea a sua insaputa”, che qualcuno aveva perfino inserito nella folta biografia del Presidente, su Wikipedia?

 

 

Il tutto è emerso dai verbali di riunione degli industriali. Ora non è detto che Bonomi sia in malafede. Forse. Anche perché, nel verbale della assemblea ordinaria di Fiera Milano Spa del 7 aprile 2021, -ente di cui Bonomi è stato ed è Presidente- spicca un “allegato C” con le domande degli azionisti. Di cui e una è appunto: «Il Presidente Fiera Milano in cosa è laureato?». Risposta: «Il Dottor Bonomi non possiede alcun titolo di laurea». Un ossimoro. Ora, naturalmente i detrattori di Bonomi (dalla turba dei quali è emersa la manina che ha fornito il documento) parla di violazione della Carta dei valori e codice di comportamento di condotta che sono parte del codice etico di Confindustria. Carta, tra l’altro, firmata dallo stesso Bonomi. E qualcun altro aggiunge la gravità dell’atto che ciò porterebbe alla violazione dell’articolo 498 del codice penale, “Usurpazione di titolo e onori”, che, se applicato, potrebbe danneggiare seriamente la carriera del presidente e non solo. Noi cerchiamo di esser laici.

LA RISPOSTA
Cosa ha spinto Bonomi ad attribuirsi una laurea inesistente? Vanità? Semplice disattenzione? Banale complesso d’inferiorità? Pressione esterna? Bonomi, da noi interpellato, attraverso il suo ufficio stampa, ci fa notare strane coincidenze in prossimità di un generale cambio di governace dell’industria italica. E la sua risposta ufficiale a questa tempesta è che «Confindustria è un ambiente un po’ baracco, pieno di formalismi; e può accadere che, in questo contesto si possa utilizzare, pure se in modo non corretto, un titolo accademico». Si attendono sviluppi dalla pochade... 

Dai blog